In questa prima settimana di febbraio, accogliamo su Larosainpiù la poesia di Paola Silvia Dolci. Una poesia costantemente in navigazione, che molla gli ormeggi delle pagine numerate e della punteggiatura da manuale e getta l’ancora solo per entrare nelle calette del suo “Diario medico”, del “Portolano” dove annota umori, odori e per bere una tazza di sakè caldo. Buona lettura.

DOLCI DELLA POESIA DICE

“La poesia è quella con lo spazio a destra. Quello che cerco di fare è costruire immagini efficaci. Un paesaggio, la natura, il mare possono mostrarti quello che sei; la poesia può dirti dove puoi arrivare”.

LA SUA POESIA CI DICE

Da “bestiario metamorfosi“, Gattomerlino edizioni, 2019

*

eadem mutata resurgo

nella stanza del dottore la bambina

cronicamente bisognosa

 

 

gioco

i.

litighiamo

hai sulle spalle una donna

facciamo l’amore tu in piedi con la donna sulle spalle

ed io seduta sul bordo del tavolo

ii.

avanziamo monetine pochissime parole

tocchi gli orli dei vestiti e delle lenzuola

raggomitolato, un serpente del lago

rientri nella pelle

avrei voluto vivere una casa circondata da cose tue

iii.

quando rimasi incinta mi resi conto che vivere era terribile

iv.

leggo ad alta voce ti svegli e ti muovi

a me passa la paura

v.

nella favola “Orlando”

la ragazza prende la bacchetta magica

poi afferra la testa della morta

e lascia cadere tre gocce di sangue per terra

una davanti al letto, una in cucina

e una sulle scale

ho le lacrime più dense del latte

vi.

al seno sinistro mi vengono messe due ali di farfalla poi di canarino di colomba di falco poi di aquila due grandi enormi ali nere di angelo

vii.

unghie, mostri, urla, strappi, sangue

amniocentesi, carnivoro, peridurale,

coleostasi, sezione aurea

una fitta al costato

ogni velo uno strato

“Nessun tempo ha bisogno di noi”, scrive Antonella

è così ma questo tempo mi scava

come un guscio

mi svuota – ti riempie

(Non ti fidi di me

e’ così evidente.)

ci fonde nel tuo pieno, nel mio niente”

viii.

eravamo i bambini che nel buio

si facevano coraggio

imparavamo la voce diretta delle cose

un uovo insanguinato, latte, caldo

e calma

*

diario medico, del sonno, tirare la corda

fino a farne una frusta, un cappio

giorno 16

pos 43°05.14’N 9°84.11’E, Tramontana, 10 nodi al traverso, bruma; sono pronta a ricevere uno schiaffo, continuo a non capire cosa significhi sentirsi amati

*

Da bambina foravo il foglio tanto calcavo

il significato simbolico dei fatti.

L’atto sessuale è simbolico e non fisico.

Forse la domanda non era quanto siamo distanti ma quanto a fondo.

DICONO DI LEI E DELLA SUA POESIA

Filippo Tuena su bestiario metamorfosi. “… Qui non ci sono numeri di pagina ma coordinate geografiche; in qualche caso nomi di città, paesi e quartieri: il disorientamento produce movimento e, nonostante un procedere contraddittorio, sembra seguire una linea tracciata con determinazione. Credo dipenda da sentimenti opposti: dal fluire e dal compenetrarsi di memoria e curiosità; da uno sguardo che si volge verso il passato e da un occhio fisso sul presente. ma forse anche dalla semplice illusione che quel che si racconta, quel che si scrive, quel che s’immagina non abbia freni né briglie o morsi dovuti al passato, ai rimpianti o ai desideri. Sappiamo che non è così, ma ci piace immaginarlo”.

Antonio Scotellaro, note di lettura su Portolano “La burrasca è sempre meravigliosa”. .. “a Porto Azzurro respira, fa il bagno mentre tira bonaccia. Impatta nell’alcolismo di Carver, dove scrivere con i ferri incandescenti è l’unico modo di imprimere la vita, marchiarla a fuoco per sempre. Si fa intrepida la navigazione: sesso, rimorso, instabilità affettiva e fuga. La scrittura è il grande grembo del mare, le acque rotte di una puerpera. A quale profondità amniotica la scrittura ti espelle la vita? La malattia mette paura. Deve smettere di prendere farmaci : reggere il viaggio, manoscritti da terminare e traduzioni da fare; più si è sospesi, più è profondo il mare e più che navigare, la vita vacilla. Ma la burrasca è meravigliosa e la guarigione può nascere anche da un bacio e poi uno schiaffo e tutto può essere eccitante anche nella sofferenza nel rapporto stretto tra Eros e Thanatos, amore e morte

DOLCI E I POETI “INFLUENCERS”

Ne ho letti 6388375528977893838. Se devo citarne uno che ho ripreso di recente: John Ashbery

E omaggiamo Paola e i lettori di Larosainpiù con una poesia di Ashbery tratta da Shadow Train, 1981, Questa stanza

La stanza in cui entrai era il sogno di questa stanza.
Certo tutti quei piedi sul sofà erano miei.
Il ritratto ovale
di un cane ero io in piú tenera età.
Qualcosa riluce, qualcosa viene azzittito.
A pranzo mangiavamo pastasciutta tutti i giorni
tranne la domenica, quando una quaglia veniva indotta
a esserci servita. Perché ti dico questo?
Nemmeno sei qui.

Paola Silvia Dolci, nasce e risiede a Cremona dove svolge professione di ingegnere civile. Si diploma presso il Centro Nazionale di Drammaturgia, collaborando con diverse riviste letterarie. E’ direttore della rivista indipendente di poesia e cultura “Niederngasse” e all’attivo ha numerose pubblicazioni: Bagarre (Lietocolle 2007), NuàdeCoco (Manni, 2011), Amiral Bragueton (Italic Pequod, 2013), I processi di ingrandimento delle immagini (Oèdipus, 2017), bestiario metamorfosi (Gattomerlino, 2019), Portolano (Mattioli 1885, 2019)