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Intervento per Intervento onirico
a Jole Tognelli
non poi: l’oggetto prima di tutto
poi la parola che disperde e annienta
così soltanto il bianco sarà bianco
e il nero nero
così dirò dirai risponderò e tu
replicherai deciderò farai
sospesa la sospensione del giudizio
esorcizzato il dolore ogni terrore
abolite parentesi e rimandi e io
io senzagioia in cerca
potrei anche non farcela.
*
Il progetto
Ecco,
detto in breve, il mio progetto – primo:
affondare districarsi ad arte fra alghe
e muschi molluschi pescecani;
secondo: risalire respirare scendere di nuovo
battersi a corpo a corpo conservando
quanto d’agilità e muscoli compatti;
terzo: finalmente decidersi convincersi
fosse pur necessario farsi pesci acqua
farsi sale essere in armonia mimetizzarsi
ecco mimetizzarsi e poi più giù – fino
alla degradazione estrema alla scomposizione
in molecole in celle in particelle in H
e in O; quarto: sparire.
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Versi per M.
Che adesso, a pensarci, non era
più possibile vivere in attesa di vivere.
Che la notte non sogno più le folli
scalate al settimo piano, la sconfitta
immancabile scandita dall’urlo delle sirene.
Che la poesia è un gioco sottile dell’intelligenza,
non dolore rappreso in sparsi suoni
o testamento a futura memoria.
Che l’orizzonte, ho scoperto, è lontano
soltanto se lo guardi nel rovescio del cannocchiale.
Che le porte non hanno serrature.
Che ogni serratura ha la sua chiave.
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Esserci – cioè proprio lì
essere e insistere insistere che proprio
lì siamo ci siamo stati insieme
che una volta o l’altra ci andremo…
(La città non ha unghie di acciaio,
non ha mai stritolato anima viva:
e quello è un albero, vedi, quello è
un uccello sull’albero, le vedi
quelle macchie biancosporche: una cascata
di gelsomini all’alba)
Se accosti l’orecchio alla mia spalla
la pioggia non è che un fruscìo
una musica lieve
Se acceleri il passo arriveremo prima
il diluvio sarà un grande spettacolo
che guarderemo da dietro le finestre.
*
Nel novero degli anni che ho passato
se aggiungo l’ultimo è solo per sottrarlo
(certo illudendomi in merito
alla possibilità dell’evento,
all’evenienza che – lo so lo so – mai si dà)
comunque per sottrarmi
E procedendo (il mare stamattina
è una tavola) e procedendo sempre
più mi piace gelosamente custodirmi
come un mobile antico farmi duro
e invisibile insomma
fare in una parola il morto
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Francesco Paolo Memmo, Linea di basso ostinato. Le poesie 1971-1997, con uno scritto di Donato di Stasi, Edizioni Il Labirinto, 2023

Francesco Paolo Memmo è nato a Lanciano (Chieti) nel 1948 e vive a Roma. Dal 1971 al 1985 ha collaborato alle pagine culturali di “Paese Sera”. Ha pubblicato monografie critiche: Vittorio Sereni (Mursia, 1973), Invito alla lettura di Palazzeschi (Mursia, 1976), Pratolini (La Nuova Italia, 1977). Di Vasco Pratolini ha curato anche l’edizione delle opere nella collana «I Meridiani» di Mondadori. È anche autore di un Dizionario di metrica italiana (Edizioni dell’Ateneo, 1983). Come poeta ha esordito con L’inverso della norma (Umbria Editrice, 1975), cui hanno fatto seguito Varie destinazioni (Umbria Editrice, 1978), Nascita e dopo (edizione numerata fuori commercio, Roma, 1978), Le precipue funzioni (Quaderni di Messapo, 1980), La sezione aurea (Vallecchi, 1986), In via esplorativa (Il Ventaglio, 1991).
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