io5“Ho pensato tanto a che cosa sia la poesia, se la parola abbia un senso, un significato a chi scrive, o semplicemente legge, distrattamente o no, non importa, ‘mi piace’ ‘non mi piace’, dice, ma il pensiero rimane, nero su bianco, qualcosa resta, ricordo di un attimo, calore od infamia, opera in noi, vago scompiglio ma rimane, bene o male fiorisce, cresce, da’ cultura .
Tracce di me: giovane insegnante inesperta, media statale nell’interland disagiato di Milano, cercavo di spiegare che cos’è la poesia ai ragazzini, ‘dite di voi con pochi pensieri, immaginate’. Gracile ossuto, sempre malato, ha scritto poche righe ed è andato via, era finita la lezione.
Ed ho letto in poche elementari frasi un oceano di disperazione, il suo ‘io’ infelice e quieto : era Poesia, era specchio di me.
Ecco, io non so cos’è o cosa non è la Poesia: so che era quel bambino, l’essenza del suo spirito, di tutte le persone che ‘fanno poesia’, che si guardano dentro e si salvano.
La poesia è liberazione”.


Immagini ci sono
in parole – passaparola
della gestualità,
impatto diretto,
d’ istinto impulso improvviso
efficace – lo guardi
distratto e ti prende,
forse non sai
ma nella memoria
impaziente gioca con te
– e ti guardi fanciullo
al bar sottocasa, parlare di niente
con lei, ragazza con occhi ridenti
ma secoli fa – flashback degli anni
che vanno e non tornano
indietro o mani – che intrecciano
altri volti in eco amati
sorridi, è strana la mente
ma non mente il ricordo
– e vago ti senti
nella pioggia insistente,
bevi il caffè in pace
– ma la guerra è qui

vedi, e ti aspetta.

*

Mio padre ha visto la neve
quando aveva i capelli bianchi,
conosceva le case le cose
la spensieratezza dimentica
di un male svagato
con parole mangiucchiate
e visi scoloriti
ma mano nella mano
insieme, nella via di sempre.
E odiava mia madre il candore perenne
dei giochi piccini -aver visto la guerra
e scampare – questo basta.
Ma io m’ impietro e m’ infiammo ribelle,
attraverso il gelo, la paura degli altri
che non sanno – rido forte nella brina

e divento bambina,
neve divento

*

Gradini, tanti
fino al mare di liberazione,
– costumi a fiori rossi
di lana riusati dai parenti
pazienti di noi bambini
impazienti dell’ onde
indolenti – trasparenti
gianchetti innocenti
– si prendevano con la mano,
ingenui smembrando tutte le squame
– tutte le lame incolpevoli di noi
aguzzini colombe – poi clemenza
disciolta li lasciavano andare,
sorte d’ ingratitudine futura,
specchio di noi.

Ma non si sapeva quel giorno
si beava d’ esistere
– lo sguardo preoccupato di mia madre
il copricapo calzato per il sole che brucia,

– niente di più


Ricercatrice universitaria e insegnante, Mara Limonta ha editato tre sillogi poetiche (‘#Oro’, ‘ Sogni – Poesie & Disegni’, ‘Horae Paganae’) una raccolta di racconti , ‘Mia ed altri racconti’ , ‘Mirabilia’ (Italia Medievale Ed.) quattro leggende di storia medievale, la piccola silloge ‘Essenze di vita’ (Vitale Edizioni), a fine 2025 pubblicherà ‘Baravantan’, romanzo d’amore e leggende nelle valli di Lanzo.
Ha partecipato e vinto concorsi letterari (tra cui il ‘Premio Internazionale Letterario e Fotografico Sentieri DiVersi ‘ (2018) ed il ‘Premio Internazionale Le Occasioni’ (2024) . Alcune liriche sono state segnalate dalla rivista ‘Buonasera Taranto’, ‘Nova – Rivista d’Arte e di Scienza’ e da riviste letterarie ‘Lo scrigno di Pandora’, ‘Oltre le Colonne’, ‘Cultura Oltre’, ‘Also Sprach – poetry’s and speaker’s corner’, ‘Collettivo Culturale TuttoMondo’ e ‘L’Altrove – Appunti di poesia’


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