Un disordine che illumina

(Considerazioni su “Un po’ in disordine” di Irene Marchi – Cicorivolta Edizioni, 2025)

Ci sono libri che non chiedono di essere capiti, ma semplicemente ascoltati. Un po’ in disordine di Irene Marchi è uno di questi: una raccolta che si apre come una stanza vissuta, dove tutto sembra al proprio posto eppure nulla è davvero in ordine — e forse proprio per questo ci riconosciamo, ci ritroviamo.

Il disordine di Marchi non è caos, ma materia umana. È la fatica del vivere che si trasforma in poesia, la confessione lieve di chi non teme di mostrarsi vulnerabile. La sua lingua è chiara, precisa, capace di nominare le fragilità senza estetizzarle. Da questa tensione nasce la grazia del suo dire, una poesia che osserva il quotidiano — una fila alle Poste, un vaso di foglie, un cielo da interrogare — come luogo di rivelazione.

Le tre sezioni della raccolta (in disordine, smarrimenti, di terra e nuvole) seguono un percorso di alleggerimento, di ascolto progressivo: dal disorientamento iniziale verso una forma di quiete, non definitiva ma consapevole. La poesia diventa così gesto di resistenza gentile, esercizio di lucidità nel turbamento, spazio in cui il corpo e la mente imparano a “tenersi vivi”.

C’è, in questa scrittura, la naturalezza di chi non cerca effetti ma verità. Marchi attraversa l’inquietudine contemporanea con pudore e fermezza, ricordandoci che la fragilità può essere una forza, e che ammettere il proprio disordine è già un modo per rimettere in moto la vita.

Un po’ in disordine è una raccolta che non consola ma accompagna. Che ci dice, con dolce determinazione, che anche così — imperfetti, sbagliati, in divenire — “va bene così com’è”.

(Salvatore Sblando)



forte abbastanza
starai alla finestra
ad aspettare che ritorni
nei pensieri la luce
ti lascerai attraversare
dalle malerbe e dal dolore

metterai dei fiori alla finestra
e saprai
di essere forte abbastanza

*

io resterei

io invece la vorrei abitare
la comfort zone– additata, disdegnata
vorrei farci il nido la cuccia il rifugio
il mio saldo castello
sprangare la porta
le finestre richiudere – solo un cambio dell’aria
non m’interessa più dimostrarmi
contorsionista equilibrista modernissima
navigatrice di sfide autoinflitte
io mi ci vorrei fermare finanche adagiarmi

dove mi sento bene

voi – se ne avete voglia-
uscite andate evolvete
____________io resterei

*

stupido groviglio

perdónati per quella volta
che ti sei sbagliata non hai capito
ti sei confusa – groviglio di fili
ti sei ingannata perdónati
per aver sbagliato forse confuso– ma non ingannato – sei caduta scivolata
sulla tua stupidità – stupido groviglio di fili –
perdónati – stupido groviglio di fili
tagliati – tu
perdónati

*
il vitalfabeto

l’abbiccì dello stare al mondo
dove s’impara non lo so
amare baciare credere– in qualcosa? in qualcuno? – e quindi donare
essere ma non fingere
gioire – se proprio ci va bene
e poi e poi… dimmi
la vita dalla a alla zeta senza fare errori
non si può, magari farne meno
di trecento forse sì– o forse no – insomma
l’alfabeto dello stare al mondo
per favore, se lo trovi
dimmi dove

*

stupida sbadata

sbadata: per un tempo infinito
ho dimenticato quella luce
che si era accesa una volta
ho lasciato– non so su quale treno
l’animale urlante nei miei pensieri
ho smarrito – eppure ci tenevo –
il perché della ribellione

e ho perso un ramo di calicanto
dentro a un libro
che ho riaperto oggi, stupida sbadata

*

metamorfosi

appoggiarsi a quel tronco
– lì dov’è ricamato dal muschio – raccogliere
il respiro del vento ascoltare
le favole soffiate dal sole
pallido di marzo poi ridere
con le foglie bambine
e siamo muschio siamo vento e siamo sole e foglie
siamo i rami e le radici e i petali caduti
piano
noi siamo



Irene Marchi è nata a Firenze nel 1970 e vive a Montebelluna (TV). Laureata in Lettere all’Università di Padova, ha lavorato a lungo come insegnante di sostegno e oggi si occupa di editing.
Autrice del blog La poesia non si mangia, ha pubblicato diverse raccolte poetiche, tra cui Fiori, mine e alcune domande (Sillabe di Sale, 2015), La parte in ombra (Ensemble, 2018), L’uso delle parole e delle nuvole (Cicorivolta, 2020), Dimmi come stai (Cicorivolta, 2022), Mancano le indicazioni (Officine Editoriali, 2023) e Un po’ in disordine (Cicorivolta, 2025).


Scopri di più da larosainpiu

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.