ILARIA SORDI DELLA POESIA DICE
Non amo in generale le definizioni, forse perché mal sopporto tutto quanto incaselli, posso solo dire questo: sono le parole che mi sono sempre venute a cercare nella vita bussando con impeto o discrezione alla mia “porta” e non ho potuto fare a meno di scrivere soprattutto in questi ultimi anni. Potrei dire che la poesia “è uno spiffero sul cuore” poiché ho vizio di lasciare sempre aperte tutte le porte. Per me la poesia è un modo di essere e soprattutto di guardare se stessi e il mondo: qualcosa nella vita quotidiana sempre colpisce e genera stupore in me assieme alla voglia di tradurre in parole la breve “illuminazione” che mi ha attraversato. Penso che la poesia nasca da uno sguardo interiore o esteriore che è perennemente e sinesteticamente in ascolto e da un’urgenza di dire. Del resto amo descrivermi come incallita “grafomane”. L’amore per la parola poi fa il resto.
LA SUA POESIA CI DICE
Io vengo dalle zolle e dalla ruggine
dei vigneti, dal legno tarlato
e dalla robinia, dalle stoppie,
e dai rovi, dal volo delle poiane,
da uno scampolo di cielo
strappato a settembre
e dalle reliquie di un amen
Abito la roggia, il gracidare,
l’intonaco rotto e le litanie
delle aie al tramonto
quando il sole si frange negli occhi
Io sogno marine in burrasca,
ma ho un cuore di terra
e qualche crepa,
mani tese alle mani
e una parola sul punto di scivolare
( dalla “Persistenza del cielo”, Lepisma Floema, 2019)
*
Quante lune ho contato
nei tuoi occhi sempre acerbi
tanto che le punte delle dita
non bastavano ad entrambi:
ora nel volgermi a ritroso
perdo il filo dei pensieri
nel maldestro tentativo di un ricamo.
I merletti nella scatola di latta
hanno sfrattato i biscotti
e la madreperla dei bottini
ha un pallido riflesso di gote
E’ finita la guerra da qualche parte
Così dicono, almeno.
( Inedito)
*
Guscio
Un’acqua di rosa mi basta
a sottrarmi al fragore
se picchietta la pioggia sui vetri
e la mia sete: c’è un nocciolo
oltre la scorza
-un atomo di protezione-
dove non importa come occhieggia
all’esterno il ritroso cerbiatto del cuore.
Presente all’appello risponde
ogni amen dei gesti e la mia ostinazione:
leggere i titoli di coda
fino all’ultimo nome.
( da ANTOLOGIA III- ILMIOLIBRO- In arti e poesia-Libro di I A P)
DICONO DI LEI E DELLA SUA POESIA
Giuseppe Cerbino, prefazione de La persistenza del cielo.
“…Ilaria usa un linguaggio amniotico che risente con molta evidenza dell’influenza dell’Ermetismo di Quasimodo: un dettato piuttosto evocativo quasi sospeso tra l’estasi del parto e il “rientro” nel mondo. Ilaria ripristina un lirismo classicistico, privo dell’influenza del parlato o del colloquiale, ogni poesia della silloge è un quadro sospeso, connotato da costruzioni spesso paratattiche con una propria musicalità… prive di subordinazione e con scarsissima punteggiatura…La poetessa ricava il piano materico del mondo in fusione con il cosmo con cui è in rapporto senza soluzione di continuità”
Armando Saveriano, recensione su Fb, giugno 2020.
“ La bellezza di questi testi s’intesse dentro un’armonia distesa ed estesa che non collassa né rischia l’eclissi perché si muove su paesaggi personali, su passaggi di grande intensità, dove emergono scatti musicali e appaiono lampi di immaginazione che non travalicano la realtà. La parola nuda e profondamente lirica non abbandona il compasso di una sorveglianza naturale e morbida. La sua non è una dialettica d’occasione, perché nella narrazione/interrogazione mai cede la vocazione e soprattutto mai vien meno “la necessità” dello scritto, che non si innacqua nella dispersione di ramificazioni esplorative effettistiche, superficiali o narcisistiche. Ilaria ha una storia da raccontare e da raccontarsi senza compromessi con una fluenza che contemporaneamente attraversa e sublima il quotidiano, il piccolo, il familiare…”
Federico Preziosi, nota di lettura su Versipelle, 25 marzo 2020).
“ Tutto abbraccia il cielo come un istinto materno che protegge e benedice, ama e lascia andare affinchè ogni cosa, persino il ricordo, compia la propria funzione vitale. Ogni cosa trafigge il cielo come la ferita mai lenita, lo sguardo di cui ci si innamora, il passato che non ritorna e che tuttavia resta quale presidio dell’esistenza terrena. La femminilità in questo senso gioca un ruolo fondamentale in quanto entità creatrice e dunque testimone attraverso il proprio corpo della deposizione di una vita altra, che appartiene alla madre e genera la condizione stessa della maternità, ma allo stesso tempo quella stessa esistenza diventa irrimediabilmente indipendente…la poesia di Ilaria Sordi, pur essendo estremamente emozionale, non si presenta in modo sentimentale. Anche quando l’Io lirico si pone in primo piano, si ha l’impressione che tutto nasca da un luogo remoto appartenente a tutti, che si diffonde e si disperde tra i sensi, come un vento che attraversa le mani: lo si sente finanche scavare le carni, eppure non lo si può afferrare in alcun modo”.
ILARIA SORDI E I POETI INFLUENCERS
Amo leggere di tutto in genere ( sono una lettrice onnivora e molto curiosa) e a livello poetico, per la mia formazione e per il mio lavoro di docente di lettere, nel tempo ho avuto modo di approfondire i grandi autori classici della letteratura (dai lirici greci a Dante, da Foscolo e Leopardi fino a tutti “i grandi del ‘900”). Devo ammettere che provo sempre commozione di fronte ai testi di Montale, Quasimodo, Ungaretti, Saba solo per citarne alcuni; in anni più recenti ho avuto modo di apprezzare tantissimo la “poesia al femminile” di Antonia Pozzi, Margherita Guidacci, Ada Negri e Amalia Guglielminetti, autrici che, a mio avviso, andrebbero valorizzate e riscoperte. Inoltre mi piace molto leggere poeti contemporanei ed che possono avere uno stile e contenuti anche molto lontani dai miei: ci sono autori emergenti, che apprezzo anche attraverso piattaforme social, dove ho avuto il privilegio di conoscere persone che scrivono davvero bene e che meriterebbero un’ attenzione più vasta.
In conclusione faccio “miei” come mantra questi versi di Antonia Pozzi:
“Forse la vita è davvero
quale la scopri nei giorni giovani:
un soffio eterno che cerca
di cielo in cielo
chissà che altezza”.
Ilaria Sordi nasce a Piacenza nel 1975, dopo il diploma al liceo classico, si laurea in Conservazione dei beni culturali a Parma dove ottiene la specializzazione per l’insegnamento di materie letterarie ( SSIS) e per il sostegno didattico. Lavora per parecchi anni come socia fondatrice di una cooperativa di servizi turistici svolgendo l’attività di guida turistica sul territorio e successivamente, ormai da sedici anni, si dedica all’insegnamento nella scuola secondaria di primo grado. Sposata e madre di tre figli vive con la famiglia a Piacenza dove tuttora lavora.
E’ moderatrice del gruppo Facebook “Poeti italiani del ‘900 e contemporanei”, fondato da Giuseppe Cerbino. Attiva sui social, crede nella diffusione e nella condivisione della parola poetica anche attraverso questi mezzi.
Dal 2015 porta avanti la sua passione per la scrittura sia in prosa sia in poesia. Ha pubblicato i seguenti testi:
- Argilla e nuvole, Aletti editore ( 2016): silloge poetica
- Tre uova in una scatola da sei, Nencini editore, ( 2018): breve romanzo a quattro mani con L. Bojola.
- La persistenza del cielo, per la collana “I poeti segnalati da Giuseppe Cerbino”), Lepisma Floema (2019): silloge poetica
- Stesura della prefazione della raccolta poetica Tra oggi e sempre di Marco Maresca, Il leggio ( 2020)
Contributo poetico in ILMIOLIBRO- In Arti e Poesia-LIBRO DI I A P: ANTOLOGIA III (2020): raccolta antologica delle opere in versi delle autrici e degli autori partecipanti alla pagina social di letteratura…