La poesia è una dichiarazione di esperienza, anche se diviene un inganno, una mistificazione del vissuto, perché l’autenticità di «vita» si salda davvero solo nel rapporto congiunto tra i due elementi fondamentali: del fatto in sé e della sua interpretazione umana. Dunque è tanto necessaria questa comune esperienza da dover essere condivisa; tanto più urgente se contiene il senso più profondo dell’umano.

 

 

 

 

 

 

I –Sa’ Bas-ciân
(San Sebastiano)

1

Par chi étar fiur u n’rid
Int e’ ẓarden dal margarit
S’i è êlt ins i fiâṅch
̕I fiur piò biânch.

1

Per gli altri non ride
Nel giardino delle margherite
Se alti sui fianchi
Sono i fiori più bianchi.

2

Avégna gvardê
Un nöstar tabach lighê
A e’ zôgh e’ fiór tintê
È tabach môrt lighê.

2

Avevamo guardato
Un nostro ragazzo legato
Al giogo il fiore tentato
Il ragazzo sofferto legato.

3

A la nöstra Madona di Sët Dulur
In do ch’a s’abṣinen incóra
Cumpâgna agli év ch’al vola
A e’ nid vers la nöt pr e’ bur.

3

Alla nostra Madonna dei Sette Dolori
Dove ci avviciniamo ancora
Come l‘ape che vola
Verso l’arnia nella notte senza bagliori.


Alex Ragazzini, nato a Faenza nel 1973, vive a Brisighella (Ravenna). Ha pubblicato la plaquette Nella Specie (Book Editore, 2000, prefazione di Tolmino Baldassari), il monologo Mecanìṣum (Il Vicolo Editore, 2016, prefazione di Gianfranco Lauretano e postfazione di Nevio Spadoni) e la raccolta La siṣma e al speṅ (Il Vicolo Editore, 2019, con nota in versi di Gianni D’Elia). Suoi testi figurano in raccolte antologiche, cataloghi d’arte ed in riviste, quali “Graphie”, “Tratti”, “Il Parlar Franco”, “Atelier”, “Limes” e “Inverso Poesia”. Collabora con la rivista “Graphie” e con la rivista on-line “Cartesensibili”.

 

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