La poesia si muove su molteplici livelli ma la sua esistenza ha un senso, stendere un ponte di comunicazione tra noi e gli altri. Sono giunta alla convinzione che trovare la propria voce sia l’unico mezzo per far sì che avvenga e lavorare a questo scopo è la mia gioia e frustrazione più grande, perché qualche volta posso ottenere quello che desidero ma altre volte devo rinunciare e ammettere che non sono riuscita nell’intento. Ci vuole coraggio per privarsi del pudore e lanciare una sfida alla distanza. Come diceva Enzo Biagi, è vero che siamo tutti isole nel mare ma è anche vero che il mare in cui ci troviamo, il mare della solitudine, è proprio quell’unico elemento che ci unisce.

 

 

 

 

Vetta

Ad un’altezza somma la quiete
avvalla le nostre solitudini.
Aspettiamo le lune,
che un contorno di luce
schiarisca la visione,
l’anima e i silenzi.
La montagna inneva
le tracce di una belva.
Nel suo speco scambiamo
la vetta per un abisso.
Il precipizio è allo zenit,
agli antipodi
del nostro esistere.

Pozzi

Si possono dare
diverse interpretazioni
su come vivere una vita piena:
coltivare una passione,
contribuire alla causa,
esser presente e
contento di quel che si ha.
Eppure noi siamo pozzi
dove affonda la notte –
abbiamo seguito le stelle,
appreso il desiderio
con l’urgenza di sentire
più di quel che riusciamo
a contenere.

*

Ci voltammo a guardare la scia
degli aerei, ne passavano
ma un evento come il volo
aveva ripreso significato.
Eravamo a terra, costretti
in un presente assoluto.
Il punto di fuga, la seconda vita
di quelli che non sarebbero
rimasti.

 


Flavia Tomassini (Roma, 1985) ha pubblicato nel 2008 la sua prima silloge poetica “Muschio e Selva” edita da Il Filo. Suoi inediti sono comparsi sul blog letterario Critica Impura e su Poetarum Silva. Una sua poesia è stata pubblicata sul quotidiano La Repubblica nella rubrica La bottega della poesia a cura di Gilda Policastro.