*

aperta a stella sul lenzuolo attendo

l’inerzia porta in becco il rametto
di questa specifica illusione:
che a non far niente venga
una puntutissima pensata
e in più si squarci il petto
svolino le colpe
lo straccio torto dei muscoli si stenda

aperta a stella attendo
che il tempo allenti il pugno
e io rispunti
dal rogo d’ogni luogo fioco di lampadine
e sappia dire

della delicatezza e della mostruosità
delle libellule, cicale, api e di tutti gli insetti
senza remore in cognizione e libertà
dire quello che sono venuta a conoscere

*

scompaio da una vita

scompaio da una vita appaio in posa
ammiraglia

sola in coperta – il vento gonfia
la nave solca e i pasti
si preparano soli
e i tasti picchiano
e le frasi s’inseguono
come delfini a prora

muto e solerte è l’equipaggio mentre
scompaio da una vita
d’altrove vivo
di questo
scrivo

*

niente fa male quanto te che vai

niente cura quanto il tuo lento andare

andare dritta nella città incurante
tra le parole nere

andare come
una donna amata benemerita
scrostata da ogni orfanatrofio
pulita il giusto

agile il giusto per disporsi a fendere
i rovi che al mattino s’aprono appena
e impenetrabili tornano a sera
nella selva infestata di parole

andare usando le parole dritte
corte affilate dalla tua lunga morte

aprile

*

un dolore pervasivo e magnifico
stinge di rosa ogni andito
orla gli angoli infiora
le pareti

un dolore magnifico curvato
dal calore del tuo
ancora non morire e il mio
poggiarti il capo sui ginocchi

più si rastrema il tempo più s’allarga
il tuo dominio

maggio

*

stava protervo, torvo, a non morire

il nostro scontento urtava ai trespoli
della flebo
ai davanzali caldi dell’estate
rimbalzava chiudendoci

stava protervo, torvo, a non morire
e le parole zitte
toglievano la vista
tanto erano fitte
tanto scure

«muori,
io ti prometto un lungo lutto,
amiamo di te tutto, anche il torvo
restare – a posteriori – ora però
non ci invidiare, muori»

settembre

*

Stefania Portaccio, La mattina dopo, prefazione di Alberto Bertoni, Passigli, 2011

Stefania Portaccio è nata a Lecce nel 1957 e vive a Roma. Nel 1986 sue poesie appaiono nel volume collettivo 7 poeti del premio Montale (All’insegna del pesce d’oro); nel 1987 un’altra silloge nel volume collettivo Testarda Tregua (Sciascia). Seguono i libri di poesia Contraria Pentecoste (I Quaderni del Battello Ebbro, 1996), Continenti (Empiria, 2007), La mattina dopo (Passigli, 2011), Waterloo. Poesie 2011-2017 (LietoColle, 2019). In prosa pubblica Il padre di Cenerentola e altre storie, riscrittura di dodici fiabe dei fratelli Grimm, in forma di prosa e ballate, con 12 disegni di Stefano Levi Della Torre (Manni, 2016), Pane per i denti. Racconti di letture, raccolta di saggi narrativi intorno all’esperienza del leggere (Mimesis, 2017) e Circe di spalle. Per una dimora del femminile, racconto-saggio mitobiografico (Mimesis, 2022).