foto_M_Bochicchio

“La poesia è per me un esercizio di auto osservazione, un allenamento costante a guardare più da vicino. La poesia, infatti, in misura maggiore rispetto a tanta letteratura mi aiuta a stare attenta in modo diverso, a capire in che relazione mi pongo rispetto al dettaglio. Lo scopo non è tanto quello di raccontare la realtà ma di ingrandirla, di riposizionarla in modo differente mediante nuove prospettive. Solo attraverso la poesia mi è possibile capire la relazione che ho con me stessa e con gli altri. Fare poesia è dunque fare pratica del mondo e più in generale della vita, ma è anche un meraviglioso modo di salvarsi, ostinandosi sempre e comunque alla bellezza”.

 

Assillo

E ci siamo pensati tanto,
pallidi assilli di cuprammonio
tra membra esauste d’appunti:
la lenta sommità del mento,
il vasto collo del ginocchio,
gli avambracci molli
e i palazzi di mare,
calate sature
di fiammato proposito
armature opache
su una pioggia di audaci pensieri.

*

Retro indiviso

Negli angoli morti della pelle
di sangue che stilla e vapori fumanti
meditando chiare lune involate
ebbre di giovinezza e di giovinezza perdute
appena sufficiente a nominare un ricordo
una cartolina viaggiata
su ginocchia piene d’amore,
quello che non ci siamo detti
dopo, superstite, è un cielo ingiallito
che non ci ha mai veramente perdonati.

*

Léocadia

Terra e fiori di granoturco
supplici alla somma tremolante
delle tue spartizioni
preservano sopr’al tuo seno
l’ocra fangoso
delle nostre vertigini,
quel che rimane è il cielo asparago
delle cose perdute,
il tetto molle di un’idea.
Ci ritroveremo,
colli brumosi
tra le dita dei piedi.

*


Alla scordata

Facciamo
come si faceva
un tempo,
alla scordata
di notte
quando il vino
si mesceva
allo sputo delle cose,
quando il ritmo
di una tasca
s’affrancava
dal timore
dalle passioni,
facciamo che mi baci
sul petto
e che tornano le mode
e che i miracoli
pure tornano,
incollati ai francobolli
ai bordi delle case,
e facciamo come si faceva
un tempo
che prima di morire
mi consegnavi

*

Mattina

Sei così sola
che serve immaginare
un cielo, una mattina.
Non posso condannarti
il silenzio esausto dell’elicriso
davanti alla fragilità della pioggia.
Sei così sola
che tutto resta fermo
e diventi roccia.

*

Sulla punta delle cose

Più vera di una carezza vera
la tomentosità dei fiordalisi
che amammo di sommità
e fastigio,
guancia a guancia
all’apice di un sospiro.

Le foglie sui raggi
hanno la conclusione dei luoghi
che ci proteggono dal vento,
il sonno vagante
della gariga di montagna.

Vieni, amore mio
affrettiamoci di verde
a questo alto bacio d’api.


Maria Bochicchio nata nel 1987 a Potenza, si è laureata in Lettere Moderne e attualmente vive in Belgio con il marito e i figli.
Vincitrice di premi e riconoscimenti speciali in concorsi letterari, ha pubblicato il romanzo Cazzamala (Gruppo Albatros, 2020), i racconti Aralya (Gemma Edizioni, 2020), La linea del tempo (Poderosa Edizioni, 2021) e L’onda nel bicchiere (Historica Edizioni, 2022).
Accùra, complementi d’arredo (A&A Marzia Carocci Edizioni, 2022) è la sua prima raccolta di poesie.
Suoi componimenti sono apparsi su «Ufficio Poesie Smarrite», «Margutte», «LucaniArt Magazine», «Pioggia obliqua», «L’Appeso», «Aratea Cultura», «Suite Italiana», «L’altrove», «L’Equivoco», «LibriCK, la rivista degli scrittori», «Poesia del nostro tempo» e «Il giardino dei poeti».