195031620_5709105419131925_6322187959547158562_nNon cerco la parola, ma da essa mi lascio trovare.
Nonostante questo non credo negli sfoghi fatalistici ma in un lavoro di “artigianato poetico” che dal foglio vergato di cancellature di un taccuino evolve verso il monitor di un computer e il foglio stampato, passando per cuore e mente; anche se, come scrisse Pedro Salinas: “Quando una poesia è scritta è terminata, ma non finisce…”.
La poesia è fotografia dell’anima in un dato momento della storia personale dell’autore. Il poeta non è un essere fortunato raggiunto sulla terra da un raggio di luce miracolistico in conseguenza del quale comincia a verseggiare, ma è il protagonista (nella maggior parte dei casi inconsapevole) della propria evoluzione neurolinguistica, frutto del tempo, delle esperienze, delle continue sollecitazioni genetiche e fenomeniche, delle letture, dell’addensarsi della conoscenza o, meglio, della non conoscenza, dell’intangibile che preme per venire fuori… Protagonista umano, biologico, mortale, anche se nel fare poesia rivela il suo lato laicamente “divino”.
La poesia dovrebbe distillare con naturalezza l’essenza dell’esistere, senza ampollosità; rasentando un’apparente semplicità che non deve mai scadere nella banalità.
Perché fare poesia in quest’epoca? La poesia ci salva, ogni giorno: non quella scritta e pubblicata; la poesia come pensiero di sintesi, come linguaggio unico per dare senso alle cose del mondo e della vita. Ma non esiste un percorso facile: si tratta di una strada decisamente in salita, e in alcuni momenti, necessariamente solitaria.

Strade diverse

Da tempo è finito il tempo,
– cari personaggi estinti! –
dei canti d’addio intorno al feretro
come un fuoco di carne antica
e di amicizie infartuate al passato,

vi ritrovate in tarde riunioni di lacrime luttuose
più per gli anni trascurati e imbiancati
dal non chiedere di noi oltre il sembrare,

degli aneddoti ormai riti noiosi, stantii
simili a pane chiuso in ridicole galere,
non più nutriti dal fresco presente.

Eppure risuona ancora la valle di tende
vicina al fiume dei verdi cammini
del saluto notturno sussurrato a lune piene
tenendoci per mano in preghiera
anticipo sui funerali dell’autunno,

risplende dei visi roventi di brace e canzoni
danzando in cerchi già imperfetti alla vita,
delle buone intenzioni su lunghe distanze
appassite sotto un sole distratto e cattivo.

*

L’età dell’ironia

Naftaline evaporano sotto forma d’insetti al naso,
il sorriso di una ritrovata donna, la ricerca della felicità
un libro già masticato da troppi inverni editati
mandarlo al macero visivo di lettori distratti,

farine di grilli per saltare la vecchiaia
altro che polvere di stelle da favole illuse!
Abbiamo avuto mille occasioni per sparire
ma insiste il dito opponibile sotto la lampada di Ritsos
lasciare almeno un verso animale,
una pensione di sincere intenzioni, un poetico rutto
nella notte indigesta delle parole in guerra.

*

Resti

Camminando sull’altura
ricavo viste d’insieme
sulla nostra storia e sui sarà.
Tutt’intorno è colmo d’echi
di falsi ritorni e rimembranze,
flussi stradali in sottofondo
verso la casa dei quasi sempre.

Della città che c’accolse
non restano che ombre d’esseri
la sorpresa del capitare qui, soli
dinanzi a voragini di libertà
seconde vite al tramonto

e qualche ossa di gatti amati
in vasi di cactus e rari gerani.


Michele Nigro, nato nel 1971 in provincia di Napoli, vive a Battipaglia (Sa) dal 1978. Si diletta nella scrittura di racconti, poesie, brevi saggi, articoli e recensioni per giornali e riviste. Ha diretto la rivista letteraria “Nugae – scritti autografi” fino al 2009. Ha partecipato in passato a numerosi concorsi letterari ed è presente con suoi scritti in antologie e periodici. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta poetica – che ama definire “raccolta di formazione” – intitolata “Nessuno nasce pulito” (edizioni nugae 2.0).
Ha pubblicato
“Esperimenti”, raccolta di racconti; il mini-saggio “La bistecca di Matrix”; nel 2013 la prima edizione del racconto lungo “Call Center”, nel 2018 la seconda edizione “Call Center – reloaded” e la raccolta “Poesie minori. Pensieri minimi – materiali di risulta”. Nel 2019, per i tipi delle Edizioni Kolibris, viene pubblicata la raccolta di poesie intitolata “Pomeriggi perduti” (collana di poesia italiana contemporanea “Chiara”), che è anche il nome del suo blog. È del 2020 il volume 2 della raccolta “Poesie minori. Pensieri minimi”; nel 2021 la terza e ultima silloge dei materiali di risulta, diventati nel frattempo, in linea con il precedente prodotto, “Poesie sospese” distribuite gratuitamente sull’home page del blog “Pomeriggi perduti”. Alcune sue poesie sono state tradotte in portoghese, inglese e spagnolo.