Con la poesia io dico ciò che non riesco a dire altrimenti.
E’ cura e ristoro, tregua dal dolore. Rifugio.
E’ il luogo dove la dolcezza, il sogno e il desiderio possono essere posseduti a fondo, senza pagarne la colpa, senza commettere peccato, senza punizioni.
La parola può uscire con verità e intensità.
La mia poesia è semplice, comprensibile. Si fa “sentire”. E’ il mio modo di comunicare. Di cercare una relazione. Ha per me una funzione consolatoria: quiete, affetto, ricordo. A volte urlo e rabbia.
E’ un rifugio per la paura, un tentativo di riconoscimento delle mie emozioni. E’ la mia voce che grida, che prega, che sussurra.
Frequenta i luoghi del dolore, della fiaba, della cronaca, dei desideri, delle nostalgie.
La parola mi àncora alla vita e mi aiuta a fuggirne.
Mi ha detto di guardarmi le mani.
Le ha accarezzate piano
per farmi capire.
Dice che sono belle
e che le devo guardare
un poco ogni giorno.
E’ un esercizio.
Un piccolo compito quotidiano.
Dice che mi devo fidare.
Che un giorno riuscirò
a smettere di scappare
e a capirmi bella anche dentro.
***
Si era in tanti letti, forse una decina.
letti piccoli, da ragazzine.
Una singhiozzava, io tacevo di vergogna.
Non ci si guardava.
Tutte a estirpare minuscoli semini
chi li pensava sogni, chi molecole
chi bambini.
A parte quel singhiozzo c’era un gran silenzio
e, cosa strana in una stanza d’ospedale
nessuno, a nessun capezzale.
Ognuna aveva depositato a casa
la sua bugia
la sua scusa d’assenza
ognuna
desiderava qualcuno che non c’era.
Tutte a disfarci di un errore
e a riempirci il ventre di un rimorso
di una colpa, di un rimpianto.
Io ricordo quel singhiozzo
più lacerante
di qualsiasi pianto.
***
Vieni senza rumore
senza tanto dolore
senza sbattere furiosa
i cancelli e le porte.
Un poco di pietà
Nostra Signora Morte.
Misericordia
e una sola pretesa:
abbracci
nella tua sala d’attesa.
Sono nata a Bologna il 9 marzo 1964, che c’era la neve.
Anche mia figlia è nata con la neve, nel 2001. Per questo si chiama Bianca.
A diciotto anni ho lasciato gli studi e ho iniziato a lavorare. Il curriculum inviato era scritto in rima.
Per due anni ho fatto il servo di scena al Teatro Comunale di Bologna, nel dietro le quinte dell’opera lirica.
Contemporaneamente, e sempre da allora, ho iniziato a lavorare in una cooperativa, “La Baracca”, che si occupa di teatro per i bambini e i ragazzi.
Pratico con un maestro yoga e da diversi anni sono in terapia psicoanalitica, a seguito di episodi di depressione.
Dalla terapia arriva l’indicazione della scrittura come “cura”.
Ho pubblicato poesie per la scuola e i bambini, nella collana “Sassolini oro” della Mondadori:
“C’è un posto accanto a me. Poesie per una scuola senza barriere”, nel 2013
“Io credo come te. Poesie per una scuola senza pregiudizi”, uscirà a gennaio 2014.
Le mie poesie sono comparse in qualche rivista specializzata (“Versante Ripido”, “Le Voci della Luna” e “Illustrati”), ma non ancora in volume.
Quando la poesia non ti chiede di capire una maniera, un meccanismo e ti fa entrare in un pensiero che segui senza più renderti conto e rendere conto delle parole, sei in quel fantomatico ” bisogno ” di scrivere e di lasciarsi sopra un foglio, che tante volte è scritto e così poche volte trovato. Sono molto belle e riconciliano in un certo senso con questo mondo che sento sempre più sfuggire via da un senso per andare verso un motivo.
piacevolissima scoperta, bravissima Roberta, e grazie per la proposta.
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Grazie a te, soprattutto. A quanto hai scritto, direi che mi hai colto nel segno…
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ieri ho “incontrato” Roberta attraverso una sua poesia che mi è stata “passata di mano”
leggo trasparenza e candore nella sua voce che si offre pulita
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In ogni poesia di Roberta qualcosa mi risuona dentro. C’è sempre un battito del cuore , un sospiro, un verso che mi assomiglia . Arriva spesso il pensiero “potrei averla scritta io…”. Ma le scrive lei .Poetessa Roberta Lipparini. Tutti in piedi , è una Poetessa Vera.
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Beh… Alessandra. Sembra “L’attimo fuggente”! Sai che ti dico? Solo per questa volta non mi nascondo sotto il banco, rido felice e ti ringrazio. Ma anche per me è così. Quel “potrei averla scritta io” è esattamente ciò che crea dedizione tra me e la Poesia che amo leggere. Quel completo sentire. L’empatia. La condivisione intima di due estranei delle stesse righe. Insomma… grazie di cuore.
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