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Continuo a credere, anche oggi, che il lavoro della poesia sia tentare di dire ciò che è indicibile, l’Altro. Perdere di vista questo obiettivo mi pare un fallimento, perfino un tradimento.

L’altro non si cerca, si trova. Da lì comincia il lavoro della poesia, percorso impervio tra un inizio da non disperdere e la produzione di qualcosa che non c’era, che chiede rigore, onestà, fedeltà.

Direi che il “fare” poetico risiede proprio in quell’interminabile tentativo di sintesi, che sta nel creare il nuovo (un nuovo relativo dopo millenni di storia umana, ma comunque il mio nuovo) partendo da una distanza incolmabile. Mi pare che la poesia possa dirsi riuscita quando riesce a rappresentare il momento di una percezione, una consapevolezza, una possibilità, quando emerge dal contingente offrendo la necessità di una forma.

nudità del voto

_______________sorvegliare l’imminente
con discrezione (l’inizio è prima del nome:

verità dei solchi
_______la sabbia alla fine dell’impero

_______________________l’acqua è ferma
in faine o rimorso si consuma la riva

*

_______le manovre del finale
(la terrazza sgocciola, sedie vuote bicchieri
una slogatura dell’aria

si allargano i vuoti tra gli abeti si vede
la terra rossa

le stanze aperte nella grazia di un fortunale

*

il freddo cala sulle cose
muto lo spazio ________gravità lenta dell’aria

________(non vede il pulsante
è fermo davanti al cancello

non ha fine il dibattersi della luce

*

_______________marzo istiga il vero
(una stanza di ferite
lo spazio pesa

traiettoria dell’istante:
_______________le linee procedono

________perché non parli?
asintoto del cadere

*

________________il tendine
di una resistenza, forsennata altezza
la luce

________si passa al largo
delle stanze

________spacca le parole
la grazia del freddo

*

_______________linea nella sabbia

_______memoria della mano sulla pelle

la traccia della parola dura nell’aria

______________________esposta nudità del voto

*

__________perseveranza della luce
prosegue laterale la dissipazione

________(i tonfi dei ricci:
con modestia inoltrarsi

________il daino mi fissa a lungo
poi si allontana dubbioso


Roberto Ariagno nasce a Torino nel 1969 e lavora come insegnante nella scuola media.

Nel 1997 ha pubblicato La sposa boreale (Book editore), con una nota di Giorgio Luzzi; più recentemente Disarmare il nome (Italic, 2017) e Il tempo di una muta, (Kurumuny, 2020) che hanno ricevuto riconoscimenti in diversi concorsi nazionali. Suoi testi editi e inediti sono comparsi su riviste e blog.