*

muore due volte il nostro amore, un prato
si dipana incontrastato fuori mura quasi
a dissolversi nel velo di crepuscolo accennato
nei fondali, qui nessuno invecchia
senza lacrime

                          dalle prospettive visuali
si dilegua un incarnato rosa che è delle
cose stesse, come dire che si danno
per certe elementari infatuazioni e poi
non sperare più
che tornino

                       sì, perché lo devi alle due volte
che moriva il nostro amore
                                                    in mare aperto
un cielo adamantino che scopriva il nesso
tra il regno vegetale e noi di stucco
sbattuti in alto tra le onde

*

o dear o cara cara darling cuore mio
lo hai visto anche tu, il muro non si è alzato
il cielo non si è rotto, nessuno annunzia draghi
il merito di vivere ha uno strappo
proprio sotto la tua carne
vedi, guarda, i ponti che cavalcano sui prati
come cosmiche visioni in diaporama fanno torto
a tutti quegli umani che davanti hanno solo
pelle, peli, strisce lamellari di famelica potenza
solo un buco non riluce sulla fronte
un foro come bocca trasparente che mi parla
dice cose inascoltabili e farebbe
meglio a relegare nei rifiuti quegli scarti
della vita non vivibile vissuta

*

l’aureola mancante della santità
a volo d’aria si raccoglie e vede
coriandoli gettare il panico tra i fiori
un inganno in piena regola
una vera crudeltà

*

Una maschera di fango e rughe
come ce ne sono nei sogni se fatti
di mattino, dopo le insonnie
tutto un frusciare di coltri e carne
sospesa nella cognizione
del se e del quando, una fine
prossima, probabile. Tu
non potevi non sapere. Accostavi
l’auto al ciglio della provinciale
e proseguivi a piedi per rifarla
l’inverso dell’amara vita.

*

si tenevano per mano, con la corda
stringevano fantasmi a loro simili
sbucati dal nulla, fatti prigionieri
assieme alle sostanze ossee nell’aria
sciolte. Perché dire
la verità se in cambio della vita
qui non offre niente nessuno
ci si strema ad attendere vie
d’uscita mentre macina la pietra
sopra i corpi senza sosta

*

Elio Tavilla, La gravità terrestre, Musicaos Editore, 2020

Elio Tavilla è nato a Messina nel 1957. È docente di Storia del diritto presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Modena. Tra i suoi libri di poesia, Il cubo e l’assenza, con prefazione di Maria Luisa Spaziani (Società di Poesia, 1984; Premio per l’inedito E. Montale 1983), Concetti semplici, con prefazione di Rosita Copioli (Prova d’Autore, 1989), L’amore di due, con postfazione di Alberto Bertoni (Book Editore, 1999; Premio Dario Bellezza 2000), La cometa, con nota introduttiva di Giampiero Neri e postfazione di Emilio Rentocchini (Gallo & Calzati editori, 2005; Premio Sandro Penna 2005) e La gravità terrestre (Musicaos Editore, 2020). È stato fondatore e redattore della rivista «Gli immediati dintorni. Rassegna di poesia contemporanea», di «Frontiera. Rivista di scritture contemporanee» e di «Radio Frontiera. Audiorivista di voci e scritture».


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