
*un anatema*
Tutti dovranno abbandonarti un giorno:
soltanto allora si compirà il bene
supremo. Quando tutti quelli intorno
che credi avviluppati alle tue vene
come fossi tu cuore dentro un forno
bruceranno il tuo cuore e cantilene
non ci saranno per il capo adorno
della piccola Lara di benzene —
allora sì che sarai quella fiamma
da far tremare i polsi della terra.
Allora sì che sarai la bambina,
la nutrice, la stella, la turchina
fata di fiabe, il contrario di guerra
e distruzione: la donna che infiamma.
*
*invano*
Ditemi in ogni lingua del mondo
possibile la fuga dello scoiattolo,
la folta pelliccia delle volpi,
il branco dei lupi quando accerchia —
l’usignolo innamorato, il gatto
sornione che ronfa poi graffia,
il cane gioia fattasi corpo e tartufo
che corre incontro e salta
per una carezza da strappare.
In ogni lingua del mondo voglio il suono
dell’umano che invano s’ingegna
a fermare in qualche sillaba il bello.
*
Quest’arte che è morire soli —
senza manifesti, senza clamori,
quest’arte di disperdersi nei cieli
senza farne una questione privata…
Quest’arte che è morire soli
che è tua e degli altri animali
stretti in una palla di pelo e di gelo
nella canicola dell’ora più buia —
questa morte dice dell’amore —
quest’arte che è morire soli.
Lara Pagani è nata nel 1986 a Lugo, in provincia di Ravenna.
È laureata in lingue e letterature straniere. Scrive e legge poesie fin dalla prima adolescenza.