antipensiero

Dall’introduzione Il velame e l’oltraggio di Lucio Saviani:

Concludendo il suo editoriale del numero 64 (titolo: L’Antipensiero) di “Anterem” (2022), Flavio Ermini citava Gottfried Benn: <<Nella poesia – come in ogni attività artistica – chiunque si ancora preso dalla smania di voler “dire” qualche cosa, “operare” qualche cosa, non è neppure degno di accedere al vestibolo dell’arte>>.

Aggiungiamo allora che l’artista, come chiarisce Merleau-Ponty nei suoi ultimi lavori, non inventa ma traduce; cerca di corrispondere alla muta eccedenza di senso che va oltre le parole. È un andare oltre, un immergersi nel muto groviglio albale, un inoltrarsi nel silenzioso grembo delle cose e far ritorno traducendo, trasportando in parole quelle cose dal “silenzio del mondo”, accompagnandole sino alla loro manifestazione. È qui all’opera la valenza maieutica della parola poetica.

Qual è il detto, dunque, del viaggio di andata e ritorno che in queste pagine che introduciamo lascia scie, come a volte accade in certi voli, in cui si formano e si decompongono, si coniugano e si separano narratore e personaggi, soggetti e tempi verbali, fabula e intreccio? È come leggere frasi dette o ascoltate in sogno, ricordate e appuntate al risveglio da un sogno, o forse da sogni in un sogno, di cui non si ricorda la storia.

In L’Antipensiero poesia è dislocazione, spostamento, <<esodo delle parole oltre ogni senso conosciuto>>. Oltre quel limite <<su cui l’uomo ha tracciato i bordi dell’essere>>, chiamando a espressione e visibilità l’oscuro indifferenziato delle origini.

Citando Benn e l’oltraggioso <<voler dire qualche cosa>>, Flavio Ermini ci ricorda che il vero “oltraggio” è la poesia stessa … Va inteso, tale oltraggio, come un ecedere, un andare oltre, ad un punto tale che quanto si è visto stenta a restare nella mente e a venire parola. Un faticoso viaggio di “ritorno alla mente” […]

Antipensiero è il nome dell’astronave che il bambino ha inventato per andare su una terra diversa da quella da lui finora vissuta.

Antipensiero è anche il nome del Pianeta da raggiungere per vivere una vita diversa da quella finora vissuta.

*

Ieri ero in cortile con i piedi dentro la bacinella imparando l’atto da recitare con la bambina.

Il bambino correva verso il fiume. Era una corsa che faceva di gusto, ma quando giunse al fiume vide un vecchietto con la barba bianca. Era il suo più grande amico. Gli portava una pasta con la marmellata. Riprendeva la corsa per giungere al fiume e lì giocare con le lucertole.

Era un invito a fuggire.

*

Come tutti i giorni si mise ad attendere il carrello del ghiaccio e del carbone, solitamente prendeva un giocattolo perché era senza prezzo. La bambina iniziò l’appello per partire. Anche la settimana trascorse velocemente. Era lunedì e i bambini non andavano a scuola; gli uomini e le donne non andarono a lavorare e il bambino mise in moto l’Antipensiero. Il luogo della partenza era in cortile. La partenza fu velocissima e raggiunse il pianeta sconosciuto in un solo giorno. Il bambino e la bambina cercarono di trovare un letto dove dormire. Tutto l’equipaggio si addormentò e perse il conteggio del tempo. Quando l’astronave raggiunse il pianeta era mattino. Sul calendario l’anno era 5000 prima di Cristo. L’equipaggio scese nel nuovo cortile per conoscere gli abitanti del pianeta misterioso. Scopersero che la maggior parte erano filosofi.

Il bambino cominciò ad esaminare l’astronave. C’erano diverse parti che non funzionavano. In particolare mancavano 10 chiodini e 10 viti. Questi particolari rendevano difettoso il viaggio. Chiamò la bambina e le espose il problema. Si trattava di tornare sulla Terra e di trovare i materiali mancanti. La bambina si offerse spontaneamente come cavia del nuovo cammino; mise in moto l’astronave e raggiunse in men che non si dica la Terra, dove nel frattempo era scoppiata una guerra.si incontrò con la madre sul carretto della frutta. Propose di fare colazione ed espose il problema. Finché parlava esponeva tutte le sue domande alla mamma; chiese soprattutto i motivi della guerra. La mamma non seppe rispondere.

L’ultima volta prese un barattolo di latta ma quel giorno era domenica e l’uomo non passò, chiamò la nonna: era pronta la cena.


Flavio Ermini, è poeta, narratore e saggista. Ha lavorato per trent’anni in Mondadori, ricoprendo importanti ruoli editoriali. Consulente di varie case editrici, collabora all’attività culturale degli Amici della Scala. Dirige dalla fondazione la rivista di poesia e ricerca letteraria Anterem. I suoi testi sono stati tradotti in francese, inglese, slavo, spagnolo e russo. Per Moretti&Vitali ha pubblicato Il moto apparente del sole (2006, Premio De Risio 2007), L’originaria contesa tra l’arco e la vita (2009), Il secono bene (2012), Il giardino conteso (2016) e Edeniche. Configurazioni del principio (Poesie 2010-2019) (2019). Con Lucio Saviani dirige la collana “Narrazioni della conoscenza”.


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