*
L’amàca
Con certezza posso dire soltanto
contro che cosa, a volte, ho scritto. Il resto?
Oltre la notte dondola
fra luce e buio la mia amàca
tesa ai margini acuti di grazia
che un fiore
la ruggine dei rovi trafiggendo
ostende.
*
Mancanza
Fate presto, nulla sarà risparmiato
dicevi alle ombre, al fogliame
ai resti nella macchia.
Ne seguivi i contorni, la decomposizione.
Contro le chiazze d’ossido sulla luce
lanciavi una pietra, quella con il lichene.
Sarebbe scampata, intendevi.
Ora vorresti indietro quel lichene
Lo vorresti fra le ombre e il fogliame.
Veglieresti anche quello
finché di nulla resti traccia.
Nessuna polvere più
cui sia fatto altro male.
*
L’eco
Dentro la notte spessa
– fatte salve le stelle –
per il pascolo alpino me ne vado
al cospetto assoluto del Gran Carro
che tocca da sempre il crinale dei monti.
Nell’aria ferma, di cristallo
muove ora una voce – sono
in un luogo strano
e dentro un tempo strano, dice.
O forse è un’eco, e io non so
se sia dal fondo della valle
o dai larici radi, a provenire
e non lo so dove rifranga
se mentre dice proprio qui esisto
e ora io
dai secoli e altrove esisto
la odo dire.
*
Disturbi dell’udito
Ascolto un violoncello
è aspro, e insieme maestoso
suona il Libro dei falchi – ascolto
da un cd che un amico ha portato.
Seguo l’inabissarsi al grave
inesorabile, il vorticoso ascendere
a un’apparente tregua, che scricchia
negli acuti. Pare un ordine alterno
– l’affondo del rapace sulla preda
la riconquista gelida degli alti cieli.
Poi tutto si confonde, perdo la sponda.
Ritorna il falco dei miei versi
immobile nel vento il volo.
Acuto, grave? Alla deriva
stanotte, della preda
udrò levarsi, al grave, acute strida.
*
Autoritratto
Lungo tutto l’inverno
ho spezzato i rami all’alloro
ho reciso i nudi steli della rosa
divelto fra le crepe dell’argilla
ogni verzura. Ma durano radici
sotto terra, e mostruosi a febbraio
spaccano il suolo germogli.
Io ora ho sonno per sempre.
Dunque alzati, Lazzaro, per un’ultima volta.
Per un’ultima volta sparisci.
*
Cristina Alziati, Quarantanove poesie e altri disturbi, Marcos y Marcos, 2023

Cristina Alziati è nata nel 1963 a Milano e vive a Bolzano. Il suo esordio poetico risale al 1992, quando una sua silloge, presentata da Franco Fortini, esce in un’antologia. Nel 2005 pubblica il suo primo libro, A compimento (Manni), che nel 2006 si aggiudica il Premio Pier Paolo Pasolini e giunge finalista al Premio Viareggio-Opera prima. Nel 2011 pubblica Come non piangenti (Marcos y Marcos – Premio Marazza 2012, Premio Pozzale–Luigi Russo 2012 e Premio Stephen Dedalus-Pordenonelegge 2013); questa raccolta ispira Carlo Boccadoro, che compone Quattro liriche su versi di Cristina Alziati per mezzosoprano e pianoforte (Ricordi, 2013). Nel 2023 esce Quarantanove poesie e altri disturbi (Marcos y Marcos – Premio PontedilegnoPoesia 2023).
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