foto miaNella raccolta “L’universalità di alcune piccole cose”, da cui sono tratti questi inediti, ho provato a essere sguardo su “vite marginali”. La poesia per me è (anche) questo, ovvero dare voce (o cercarla, quando leggo altri autori) alla verità piccola, quella che spesso passa sottotraccia. Poesia è ovviamente bellezza e sincerità di linguaggio, poesia è cercare voce in ciò che è silenzio, trovare il silenzio nel rumore.

 

 

 

Fitta
come bosco d’acqua,
mi muovo densa
e lenta nello spazio
ingigantito del campo visivo.
L’altro.
Vetro sottile
il mio corpo è liscio, enorme
ottusamente sbatte
contro il limite tattile.
Salgo fluida
fino al punto ostile
in cui il mio elemento
lascia posto all’aria
e si fa scivolare giù.
Tra labbra e denti
nel tubo rigido della trachea,
sospinta da carne molle.
Fa caldo, ora
e sento il desiderio di essere
parola creatrice
di essere bevuta
ancora.


La parola creatrice

 


*

Negli occhi filtra una sequenza a scatti di ricordi, tra le imposte,
che sbrecciano pareti chiuse, intonaco su gesso e facciate gialle.
Lame. Scricchiolii. Soggetti.
Guardo i viali larghi, i capelli scoloriti
delle palme nel caldo
e riconosco il mio viso, finalmente:
sul vetro antico d’acqua verde, acquistato a un mercatino:
talmente carico di smerigliature
da non lasciar più articolare con certezza i lineamenti
le leggerezze bruciate sopra un divano.
Quando mi gira un’assenza, non è mai veloce:
nella linea d’aria di pochi metri quadrati
ritrova la testa quello che serve: una via, un balcone, la fermata della metro.
Ogni ricordo, le imposte.
Lame: come ruota che gira ogni volta.
Lacerata, inservibile, che fu e non fu più.

Oggi ho assistito al mio parto
sono madre di me stessa, quinta pagina, rigo dieci.
Sembra un calcolo elementare, ma sentirsi nascere è atroce
gira tutto al rovescio quando si vede il mondo la prima volta.

E così sapendo tutto
ho cavalcato veloce,
ho cavalcano fino alla fine
dell’aria.


Ultima ora d’aria

 

*

Nell’assedio al silenzio
si sgretola la parola
Nella mancata solitudine
la fertilità che non genera –
l’infertilità divenuta madre
Codici artificiali
per dire la verità dei sensi.
Corpo che porta in sè
seme e uovo
e si specchia continuamente
nel corpo ulteriore – generato.

si allontanano sibilando
le parole non dette, non morte,
lasciate


Assedio al silenzio

 


Claudia Olivero, torinese, in ambito poetico ha pubblicato Per baciarti a occhi chiusi non servono gli occhiali, Bré e Ma tu, tu sei la pianta, Rplibri, opera illustrata dall’artista Lodovica Paschetta. Inoltre collabora da alcuni anni con l’artista Valentina Broestean, con la quale ha creato il progetto per parole e immagini Margini e Solitudini.

Sue poesie appaiono online, dove restano intrappolate nel web. È co-fondatrice del Tinello poetico, collettivo per la divulgazione della poesia e ideatrice del format Yoga e Poesia.

Ogni tanto traduce, più spesso insegna e alcuni anni fa ha vinto il Premio Grinzane Cavour con la tesi di laurea Cesare Pavese e Thomas Mann tra empatia e mito-incidenze, pubblicando in seguito alcuni articoli su riviste italiane e internazionali.

 


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