L’amore per la poesia è per me qualcosa di particolare, un dono ricevuto, una propensione a sentire nelle persone e nelle cose del mondo empatie e correlazioni.
Sono grata per questa sensibilità che mi permette di vedere oltre l’apparenza e che mi spinge ad appuntare – per non perdere l’attimo poetico – ciò che detta al cuore.
Se dovessi definire la poesia direi che è una sorta di fede, qualcosa che non tradisce né abbandona.
È compagna generosa nella fase dell’ispirazione, ma esigente e non ti lascia andar via se non hai cercato di dare il meglio delle tue capacità espressive.
La mia poesia giovanile ha abbracciato amori e speranze, ha inneggiato al futuro, ai sogni realizzabili nella primavera della vita; nella mia ricerca poetica attuale i punti di riflessione sono prevalentemente legati al mistero dell’esistenza ovvero allo sgomento di fronte alla perdita e al dolore, anche se a tratti la memoria assume una funzione salvifica. Così nei versi riaffiorano talvolta i temi legati ai luoghi nativi il cui ricordo non si è mai scolorito nella mia mente.
Bello e difficile insieme è fare poesia, preme talvolta anche nella notte un senso di impotenza nel non riuscire ad esprimere nella sua interezza la folgorazione di un secondo prima. Di fronte all’enigma la poesia si spaura, perde fiato, va sorretta, aiutata a fiorire.
L’incanto è fermo
inglobato nella palla di vetro
che ripara dal freddo
e rende tutto vero:
le trite parole
le timide occasioni
le ombre della sera.
Le mani
si incrociano, si stringono.
Fuori la tempesta
travolge l’abitudine
del giorno quieto.
Questo resta, il sentirsi
appollaiati, al sicuro,
in attesa del vortice.
2024, marzo
*
Era un tempo nuovo
provvido di affidi
dato per scherno
o per fortuito caso,
affidarsi alla cadenza
dei passi solo
guidati dalle voci.
Alimento alla solitudine
parole
sodalizi gli sguardi.
E sembrava fosse
tornato un tempo nuovo
insieme ai raggi del giorno
alle gocce piovane
una gioventù che irrideva gli anni
che sembrava farsi eternità.
*
Lasciamo che l’inverno non passi
che le sue notti
ci vedano abbracciati
a riscaldarci il cuore.
Lasciamo che la nebbia del mattino
avvolga le pianure
per preparare
al sole il suo trionfo.
Lasciamo che ogni cosa
si prolunghi
e non finisca in fretta
come finisce un bacio.
Carla Malerba è nata in Africa Settentrionale e risiede in Italia dal 1970. A Tripoli, sua città natale, ha frequentato il Liceo Scientifico Dante Alighieri e ha pubblicato i suoi primi versi su quotidiani locali. Iscritta alla Facoltà di Lettere Moderne a Catania, interrompe gli studi a seguito di eventi politici legati al suo paese di adozione. Si laurea in seguito presso l’Università degli Studi di Siena con una tesi sulla poesia per l’infanzia. Vincitrice di Concorso Ordinario a cattedre, ha insegnato Lettere ad Arezzo, città dove vive. Ha pubblicato sei raccolte di poesia, ultime delle quali sono Poesie future (Puntoacapo, 2020) e La milionesima notte (Fara Editore,2023). Della sua produzione poetica si legge in alcuni blog e riviste di poesia online. Ha ricevuto riconoscimenti per la poesia edita ed inedita.
https://www.faraeditore.it/Spiccioli-ruach/Milionesimanotte.html
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