Copertina UN TEMPO MINIMO in alta definizione

La poesia per me non è solo nero su carta. È prospettiva. È uno speciale sguardo sul mondo innato in alcune anime. È la capacità di osservare l’universo carpendone ogni sfumatura, ogni dolore, ogni odore. Sì, perché tutto può partorire un verso, che sia un soffio di vento, un profumo, il sorriso sdentato di un vecchio, un amore finito, un sogno sospeso, una promessa mancata e persino un silenzio. A mio avviso si può essere poeti anche non avendo mai scritto una poesia e si può non essere poeti pur avendone scritte a centinaia. Insomma, la poesia è una maniera di esistere e di “sentire” prima che di scrivere.

Selene Pascasi torna a stupirci. Con la sua silloge “Un tempo minimo” Selene ci guida ed accompagna in un suo percorso di ricerca introspettiva e ci prende per mano. La silloge raccoglie intense poesie, le mette insieme, in un ordine/disordine naturale di pensieri e momenti dell’esistenza che prendono corpo in parole. Ben scritte, ogni parola è alsuo posto.
Di Selene Pascasi ho letto saggi ed articoli di diritto, romanzi d’impegno e sui diritti delle donne, poesie bellissime. Ma con questa silloge, la sua poetica sembra navigare in un mare aperto. Ne coglie la tempesta, la calma piatta, ogni movimento trova spazio nelle sue parole. C’è tanto amore, tanto desiderio di felicità, a volte malinconia.
Sono quaranta brevi poesie, da leggere tutte d’un fiato.

On. Stefania Pezzopane
Presidente giuria Premio Letterario Internazionale L’Aquila intitolato a Laudomia Bonanni

Canto la cenere.
Lascio che la veste
consunta d’aria
anneghi pigra nel poi.
Il tuo volto è così lontano
e le mie braccia così mortali
che la divergenza dell’amore
ruba spazio all’infinito
per riaverti un istante
sul ciglio del mai.
Qui, a misura di cuore.

*

GARZE

Adesso
che l’urgenza del sogno
dorme cullata dal gelo
soffiando via illusioni
fino alla deriva del dolore
adesso
che la sorte già mi cura
con garze di eufonia
adesso
posso attendere le spine
piovermi dentro.
Di nuovo i tuoi occhi.

*

INCHIOSTRO

La sagacia dell’inchiostro
non dà volti all’amore.
Lascia macchie sui fogli
tatua squarci nelle vene
resuscita camelie sfatte
bagnandole d’oro
ma non dà volti all’amore.
Non torna mai ciò che non era.

*

INFINITO

Narcotizza l’intelletto.
Ascolta l’universo
che scivola al di là.
Il chiodo d’aria
caduto fra noi
forse è confine
forse è l’infinito.
Scrutarlo indenni
è la più sacra
delle lacrime.
Sorridi alla paura.
Gridale il cuore.

*

LUCCIOLE

Non ricordo nulla
se non quel tutto
che versava essenza
in calici vuoti.
Era l’esistenza distillata
la sinfonia del prologo
calco di veleno sul fianco.
La mente è stanca
mentre scrive a memoria
su quaderni d’ovatta
il racconto di un volto
scampato all’inviolabile.
Ma una poesia inciampa
nelle vene del tempo
per donare orme come rose.
Tornano le lucciole
a scoprirsi aironi.

*

MANI BREVI

Nascerò volo
senza amori di ritorno.
Tornerò al cuore
soffocato di sconforto.
Canterò gesti afoni
adulando begonie
con le mani brevi
dell’ultima notte.
Coriandoli d’astro
solleticano l’abisso.
Restauro l’utopia.

*

PRESENTE

Non avevo
riserve di passi
da spendere invano.
Ne avevo uno soltanto.
Vitreo.
Sordo alla voce
del presente assente
che ingabbiava i sensi.
Era tutto lì
in quell’unico passo
il mio volto sconfitto.
L’abitudine mente.
S’inquina il labbro.

*

SILLABE

Ho sillabe fra le mani.
Vedi?
Embrioni di parole taciute
sognano di viverti addosso
dimenticando il tempo breve
delle carezze incompiute.
Sbocceranno segreti
da polmoni distratti
e sarà ancora tregua
ipotesi naufraga di torpore.
Trascuro persino le fiabe.

*

STELLE

È sulla terra
che smettiamo di amarci
rubando l’alito agli errori.
Ma basta un passo
e torniamo farfalle
barattando diamanti e fati.
Si resta per non essere.

*

VENTO

Raschia il vento.
Ascoltalo.
Non è che il tocco
speziato d’arancia
del nostro incontro.
L’ultimo, giuro,
prima dell’amore.


Selene Pascasi, avvocato per un ventennio e ora funzionario, è giornalista, firma de Il Sole 24 Ore, critico musicale, commissario del Premio Lunezia e del Lunezia per Sanremo, paroliere. Coautrice della monografia La persona oggetto di reato (Giappichelli, 2011) e di uno studio criminologico per l’Accademia Americana di Scienze Forensi (Atlanta, 2012), pubblica le sillogi poetiche Con tre quarti di cuore (Galassia Arte, 2013), Come piuma sulla neve (Ursini, 2018), Senza me (Eretica, 2021), A un ricordo da te (Scrivere Poesia, 2022), Un tempo minimo (Eretica, 2024), gli aforismari In attesa di me (Rapsodia, 2015) e Amare non è un verbo (Scrivere Poesia, 2023), il romanzo Attese verticali (Libero Marzetto, 2021) e Dimmi che esisto (prima edizione La Gru 2018, seconda edizione Chiocciola 2024). Il romanzo Dimmi che esisto, ospitato su Radio 1 Rai come lettura simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, è premiato da Sgarbi come vincitore del Kalos, ritenuto tra i 200 libri più belli della narrativa, ripreso nel Docufilm Musicanti (regia Alessandrini, prod. Euphonie), recensito da Satisfiction e Confidenze e consigliato da Donna Moderna, Tu Style, DiPiù. Definito «Lettura di una potenza straordinaria» (Ebook Italia), «Una sorta di MeToo letterario» (The post) si rivolge alle donne per aiutarle a riconoscere i rapporti malati e liberarsene. Partecipa ai progetti solidali Negli occhi bambini, Cinque Natali e Mai più (Scrivere Poesia per Save the Children) e Cuori a Kabul (Graphe.it per Emergency). Sul podio di molti Premi, ne vince 14: Polverini (2024, 2022), La vita e il cuore, Versi di Passaggio, Alessio, Kalos, Artisti per Peppino Impastato, Romano, Per troppa vita, Zirè d’oro (2022, 2018), Ciò che Caino non sa, Merini. Riceve la Targa Perillo e il Premio della critica Overdose di cultura. Per la carriera, i Premi, l’impegno culturale e il plauso della critica, riceve l’accredito di Wikipoesia e viene inserita, per enciclopedicità, nel Parnaso dei Poeti contemporanei. Il suo Un tempo minimo è stato proposto da Eretica al Premio Strega Poesia 2025.


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