*
Doni
Nella notte d’estate appena tiepida,
ma quanto basta a aprire la finestra
sul silenzio di stanze e luci fievoli,
anche se è tardi d’improvviso un’elica
fa la sua rotta verso l’eliporto.
Non ha orari il trapianto.
E in volo nel ricordo
c’è casa tua sulla linea del «Pègaso»,
cavallo alato che, nei nostri giorni,
serve gli eroi nel trasporto degli organi.
Se per caso ne avvertivi l’elica
balzavi su e correvi alla finestra
presa da affanno e improvviso sconforto.
E anche se tacevi
sapevo che avvenire avevi in mente,
disposto a testamento.
«Io che, da viva, non servivo a niente,
servirò a qualche cosa almeno morta».
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Quel che inizia del giorno
Disporre a chi lasciare i libri, i quadri:
un giorno o l’altro ci dovrò pensare.
E anche giacche, cravatte, biancheria,
la vita dei bicchieri e delle pentole…
È l’alba, e lento mi dirigo al lavoro,
mentre sul cielo semigrigio e lucente
scorre a zigzag la fuga di spioventi.
Mi supera, compresa nel suo footing,
una ragazza.
Ha la coda,
le sobbalzano
nel passo svelto e elastico i capelli.
Ma a destare stupore
è come, anche all’impatto delle suole,
sia già lontana, senza alcun rumore.
*
Come salvarsi agevolmente la vita in caso di grave crisi
Prima di abbandonarsi,
trovare il modo, e andarsene a Parigi.
Già questo basterebbe. Ma in realtà
(per sicurezza), portarsi a Notre-Dame.
Dopo di che, cercare nei dintorni
l’antica libreria Shakespeare & Company.
(Condizione essenziale: amare i libri,
requisito scontato per chi stia
leggendo queste istruzioni).
Trovata la libreria,
chiedere ospitalità.
Prenderanno alcune informazioni,
tanto per inquadrare
il tipo di persona.
Insindacabilmente,
saranno loro, poi, a deliberare
se potrete restare:
un giorno, due, una sola settimana,
svariati mesi…
Due ore solamente
di lavoro in negozio,
aprire e chiudere, poi, se richiesto,
e per il resto
Parigi, semplicemente.
Cinque i posti letto,
sistemazione spartana,
nel cuore dell’universo.
Poi, q.b., a disposizione libri
freschi di stampa, caldi, vecchi, intonsi.
Clima bohémien che invita a incontrarsi,
incipit vita nova, innamorarsi.
PS.: ringraziare
indirizzando a Sara, I-Poggibonsi.
*
Natale con sorella a Prima Porta
«Eh sì, Ale, ti do questa notizia; la mam-
ma non c’è più: non c’è proprio più, da
nessuna parte».
Tornato al cimitero dopo tanto tempo,
guardavo alla distesa prodigiosa
di scordate esistenze.
Chiusi fra tanto nulla (o fra due date)
siamo parentesi,
fragili dissolvenze,
scrigni di piani, gioie, sogni futili,
meschinità ed accumuli
friabili.
Nulla che abbia davvero rilevanza
da questo lato del mondo, se resta
solo la lapide, o pallida traccia
sul poco spazio di un’ultima stanza
vista su strada (e a volte neanche questa).
Molto vi fate vivi, grandi piccoli
morti della mia vita, cui la stessa potenza
che ha dato luogo a questo splendido giorno
deve aver riservato, in qualche picco
di spaziotempo, ampio risarcimento.
Là vi raggiungeremo, non fra i labili
marmi tra cui scorre il nostro segmento
di vita, e di perplessità o sgomento.
Proprio vicino al forno
il sindaco ha disposto
il Parco del Ricordo.
Ma c’ero già ‘da ieri’…, per la foto
di una donna che legge e intanto fuma,
e ancora non mi ha neanche nel pensiero.
Lei era e io non ero.
Ora io sono, e lei (credo, lo spero)
lei, che qui non c’è più, è per davvero.
*
Filo spinato
Nonno Felice, quando sono nato,
veleggiava verso i sessant’anni,
così nel mio ricordo è sempre «anziano».
Poi sfoglio un album, lo ritrovo giovane
in certe foto come capostazione
coi tre figli bambini.
Più indietro, c’è una foto del ’28,
l’anno in cui nasce anche Fulvio, mio padre,
dopo dieci anni dalla Grande guerra,
che il nonno raccontava
a noi nipoti in vacanza a Luino.
Eventi troppo grandi
al cuore di un bambino,
confusi con i film, le fantasie
dei nostri finti giochi di soldato…
Tanto che poi abbiamo tutto scordato.
Tranne una storia, che è lì nella mia mente
(senza riscontri; me lo sarò sognato?)
Dopo un assalto, rientrava di fretta,
ma al momento del salto, sotto i colpi
restò impigliato in un reticolato.
Bestemmiando contro i numi avversi
disimpegnava in affanno la ghetta,
quando una bomba gli sorvolò la testa,
finì in trincea al suo posto, e uccise tutti.
Senza quel filo, a cui noi siamo appesi,
niente Bianca, né Dario, né Fulvio,
né noi nipoti, né il premio Nobèl
(né questa nebbia di ricordi in versi).
*
Alessandro Fo, Filo spinato, Einaudi, 2021

Alessandro Fo è nato a Legnano nel 1955. Insegna Letteratura latina all’Università di Siena. Ha pubblicato i libri di poesia Otto febbraio (Scheiwiller, 1995), Giorni di scuola (Edimond, 2000), Piccole poesie per banconote (Polistampa, 2002), Vecchi filmati (Manni, 2006), Corpuscolo (Einaudi, 2004), Mancanze (Einaudi, 2014), Esseri umani (L’arcolaio, 2018), Filo spinato (Einaudi, 2021) e Scudo stellare (Ilglomerulodisale, 2024). Per Einaudi ha anche tradotto e curato Il ritorno di Rutilio Namaziano (1992), l’Eneide (2012, insieme a Filomena Giannotti) e, di Apuleio, Le metamorfosi (2010) e La favola di Amore e Psiche (2014). Ha inoltre curato varie edizioni di opere di Angelo Maria Ripellino, tra le quali Notizie dal diluvio. Sinfonietta. Lo splendido violino verde (Einaudi 2007, con Federico Lenzi, Antonio Pane e Claudio Vela).
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