*

DE HUMANI CORPORIS FABRICA

E tuttavia non posso non sentire la pietà:
forse sono rimasta indietro,
forse poco mi sono evoluta
rispetto a lei invece simile a una divinità
mentre sonda la sua creatura

– è questo allora che saremmo? –
   sì, in fondo è tutto qui

lascia dunque che guardi dentro anch’io
come si guarda dentro ad uno specchio
che per un attimo mi pare che ci siamo,
che ora tu estrai cos’è che c’è di più.
E che ci unisce.

*

Essere determinati da qualcosa
di cui poco nulla sappiamo,
un misterioso codice:
l’instabilità dei microsatelliti
che decide per noi,
che conta indietro il nostro tempo.

È solo un’ipotesi,
una tra le tante.
Ma tu preparati.

*

                                               La fusione sublime non avverrà;
                                               lo scopo della vita è mancato.
                                                                  Michel Houellebecq

Tornare indietro a come si era allora,
tormentati e felici, insicuri e curiosi
e senza mappe certe ma con molti viaggi ancora da fare,
adoranti di fronte alla vita e coraggiosi.

Avere sangue caldo nelle vene
e pulsazioni regolari, essere spalancati
e luminosi, il petto esposto alla battaglia
che non avremmo vinto.

*

Mi attacco a tutto quello che devo buttare,
ma mi devo liberare se questa è la vera resurrezione,
quella senza acqua e senza nomi,
quella senza sangue e senza fuoco.

È quando si risorge che bruciano le carte
e i corpi che sono stati ricomposti verranno spezzati
e le parole che non sono state dette non verranno dette,
gli sguardi caduti resteranno a terra
e i sogni che non si sono sognati non saranno sognati.

Chiuse le orecchie per non sentire
e fermo è il cuore, per non sentire.

*

tutto è concentrato nell’attesa,
tutto spremuto nei minuti, nelle ore, nei giorni e per qualcuno
negli anni.
Tutto compresso in un tempo finito,
la santità del tempo che non ha inizio,
la santità del silenzio.
La parola da cui tutto ebbe inizio e dove tutto andrà a finire.
E la gioia è come un filo che non si spezza
e non molla e non cede e non ci fa morire.

*

Silvia Caratti, Instabilità dei microsatelliti, Guanda, 2025

Silvia Caratti è nata a Cuneo nel 1972. Diplomata al Conservatorio, è inoltre laureata in Storia della Musica. Nel 2000 ha pubblicato per LietoColle La trama dei metalli, che ha vinto il premio Franco Matacotta per l’opera prima. Nel 2012 è uscito Mea infera caro, scritto insieme a Mary Barbara Tolusso e con i disegni di Massimo Dagnino (EDB Edizioni). Nel 2016, per l’Arca Felice, ha pubblicato la plaquette Lettere per un ritorno, con i disegni di Massimo Dagnino. Nel 2023 è stata inclusa nella raccolta Nuovi poeti italiani 7, a cura di Maurizio Cucchi (Einaudi). Nel 2025 ha pubblicato Instabilità dei microsatelliti (Guanda). Altre sue poesie sono apparse in numerose riviste, quotidiani e antologie (in particolare nel 2004 nella Nuovissima poesia italiana, Mondadori), e sono state tradotte in olandese, spagnolo, arabo, russo e cinese.

Foto dal sito Ritratti di Poesia


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