*

Ricostruire l’animale
dalle promesse che è stato
capace di fare. E dimenticare.
Non dalle ossa abbandonate,
ma dalle impronte che si allontanano.
Dalla corsa. Forma semplice.
La storia interna e la storia esterna.
Chi corre ha perso. Chi corre scompare
ma si porta dietro tutto. Chi resta
impara a nascondersi. A non essere niente.
Fingere le ipotesi. Le cose non accadono
a quelli che spariscono.

*

noi parliamo

II

in alto molto più in alto
inclino la testa aspetto che il sole
arrivi a stringermi gli occhi
che la smorfia sulla faccia ti dica
che non mi interessa ciò che dici
ancora aspetto che la tua voce
torni indietro metallica come una specie di dolore
non compatibile con la vita ordinaria
un corpo che cade e ricade perché tu
non lo vedi

*

gli altri stanno in piedi a guardare

finché resto qui a parlare
nulla o poco può succedere
le pareti più delle voci mi costringono
in questa stanza dove niente
mi somiglia e niente mi riguarda
le donne spingono e spingono
gli uomini stanno in piedi a guardare
io e te dove andiamo
dall’altra parte dicono non c’è niente
aggrapparsi ai corpi, sopravvivere
anche gli animali si spostano
migrano dove si gela meno
la mano preme forte contro lo sterno
fa uscire l’aria, fa
allargare il petto sull’asfalto
la strada sterrata, la fine del selciato
ancora la caduta più del salto

*

Come avere paura degli occhi
come sapere che tutte le bocche
professeranno il falso e per prima la tua
dirà cose che non vuole
vedrà cose che non sa
ma il vero più del falso
resta nelle parole che non riconosco
perché non hanno la tua forma
la calce bianca dei tuoi sensi
deformati per l’occasione
parole annerite, scartavetrate
cercano rifugio tra le mie
ma non trovano
che una pace fatta di spilli
di mura che non tengono
di soldati che non parlano la tua lingua

*

Quanto basta a specchiarsi e a riaversi
senza più attendere il nome delle cose
legare al letto ciò che non ci sopravvive
con la bocca sulla bocca difendere
ciò che non detto pure esiste
ma poi arriva
l’elenco necessario delle cose che hai
e non t’importa più di perdere
ciò che muto non ti somiglia

*

Carmen Gallo, Stanze per una fuga. Poesie 2014-2024, nota di Tommaso Di Dio, La Vita Felice, 2025

Carmen Gallo è nata a Napoli nel 1983. Insegna Letteratura inglese all’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato i libri di poesia Paura degli occhi (L’arcolaio, 2014), Appartamenti o stanze (D’If, 2016) e Le fuggitive (Aragno, 2020, vincitore del Premio Napoli 2021), poi riuniti nel volume Stanze per una fuga. Poesie 2014-2024 (collana Adamàs, La Vita Felice, 2025). Nel 2019 è stata inclusa nel XIV Quaderno di poesia contemporanea, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos). Ha pubblicato un fototesto intitolato Tecniche di nascondimento per adulti (Italo Svevo Edizioni, 2024). Come traduttrice ha curato Tutto è vero, o Enrico VIII di Shakespeare (Bompiani, 2017) e ha pubblicato il saggio sui poeti metafisici L’altra natura. Eucaristia e poesia nel primo Seicento inglese (ETS, 2018). Nel 2021 per il Saggiatore ha curato una nuova traduzione commentata di The Waste Land di T.S. Eliot, intitolata La terra devastata.


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