[Spara bambino, mentre nessuno ti guarda]
Spara con calma. Ciò che sarai è sotto gli occhi dei Magi, sotto l’ombra della mirra e della luce di ogni cometa che passa in fretta, che abbiamo seguito senza accortezza. Abbiamo regali vuoti, palati vuoti, caricatori vuoti. Abbiamo magazzini stracolmi di tutte le nostre vecchiaie, senza avere mai il tuo profumo.
A Gottfried Helnwein
*
[Corpo al mondo]
“ah, se ciascuno vedesse
la propria lettera malata”
(Eugenio De Signoribus)
Ho tolto il nome alle lettere
per ridare alle lettere un corpo.
Mi sono tolto la voce per
non pronunciarle più,
ridare corpo al mondo.
A Emilio Villa
*
[Un quaderno richiuso
azzera le distanze siderali:]
l’inchiostro che non
si asciuga, lascia
sulla pagina vuota
delle piccole stelle.
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“C’è il linguaggio parlato, il lutto del presente, il rigurgito del verso e il nutrimento di me, lettore: sangue che si mescola a sangue. C’è l’io cammino, l’io mi fermo, mi soffermo, mi soffro, mi scherzo, l’io riempire di mancanze. C’è un bisogno ad alta voce sul chiasso muto del domani.”
Maurizio Landini (Ancona, 1972) ha pubblicato la sua prima silloge, Permanenze lontane, nel 2011, per Edizioni della Sera. L’anno dopo è uscita la plaquette Esacerbo. 20 poesie immature in e-book per Maldoror Press. Di prossima pubblicazione il libro di poesie La stessa gravità per Italic/Pequod. È creatore e curatore del progetto di poesia e immagine Versigrafìe ( http://cartigliodombra.blogspot.it/ ).