Alessandra Piccoli“Scrivo per liberarmi, poi non spetta a me dire se sia poesia o altro; so solo che certe emozioni non le posso tenere dentro. Sento la necessità di tradurre il dolore, la tristezza come la gioia e scrivere diventa un sedativo, un modo per guardare con occhi diversi, come se quel sentire non mi appartenesse più. Mi svuoto per poi tornare a riempirmi e attendere che Lei mi chiami. Succede più o meno così, ogni giorno. Gli stimoli? L’ispirazione? Tutto e niente, un odore, un’emozione improvvisa, una folata di vento, il colore rosso da sempre.”

 

 

 

 

*Maestrale

Da qui scorgo il fondo
dei tuoi vuoti opachi
e dei muti richiami
senza più la pelle
che annaspano speranze
aggrappate
come il mirto al maestrale
che gli cede il profumo
l’essenza di un sogno estivo
che si scioglie al sole
portato lontano come l’eco
ritorna e si finge presenza
intermittente
e non ci sei adesso
ma forse domani
lo chiederò al vento di passaggio
che sbatta più forte le imposte
e di aumentare i nodi
di stringerli un po’
che ho gola e orecchie attente

* * *

*Scirocco

Eppure le porte sono aperte
che ci intravedi certi infiniti
densi di silenzio e umido
e di aria che condensa lacrime al sale
scendono lente disegnando profili
a circolo vizioso
succo che io ti dono e urlo
sott’acqua sbiadendo le boe
che sposto appena
accennando un fastidio
minaccia di presenza
e di movimenti che a bolla
diventano più lenti
sincopi di desiderio ossidato
da patina e sole
e di meccaniche inceppate
d’orologi fermi alle 17
di un giorno qualunque di Agosto
in cui respirare diventa utopia

* * *

*Grecale

Ti vedo calpestare i miei prati
sotto un cielo di stelle
tenera erba a cui levi la pelle
che tieni tra le dita
a ricordare un’estate bastarda
di vino e vento
mentre aspetti la neve
che congela i minuti che spremo
perché è come un conto alla rovescia
che non finisce mai
e ripesca numeri nel sacco
tenendoci così
in agonia costante
ti chiedo
che cosa può toglierci ormai
questo giorno
più di quello che non rimane

Alessandra Piccoli, dicembre 1970. Laureata in Psicologia. E’ all’adolescenza che risale il suo amore per la letteratura e la poesia in particolare, grazie ad autori come Baudelaire, Apollinaire, Prévert, dai quali -per primi- fu iniziata alla scoperta della magia della “parola”. Appassionata anche di musica e canto, così vicini alla prosodia armonica del verso, è alla parola poetica che demanda il compito profondo di dare voce a quel sentire intimo che tanto spesso, nel rumore fragoroso del Mondo, non ha più dicibilità. Il silenzio metrico di un verso, allora, tenta di farsi capsula di una semantica forse perduta, traccia di ‘cose preziose’: si tratti di un gesto minimale, un odore che coglie improvviso, un volto immaginato e fantasticato o un incubo che possa prendere forma, consistenza nei “nomi della poesia, nell’articolazione del dire poetico, che proprio per questo si fa anche avventura conoscitiva, riconoscibilità, esorcismo laico. Del resto la poesia non è mai solo letteratura. È Cura. Anche.
Sue poesie sono pubblicate su http://www.lestroverso.it
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ha un blog dove assieme ad amici condivide la passione per la poesia
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