*

Replaced

È un ticchettio che non viene ascoltato
non sanno come non sanno
dove appoggiare l’orecchio
ormai è fatta di frammenti, della sabbiolina che senti se
                                                                                   capovolgi
le cose rotte dentro

*

La colonia

Da lontano sembrava di guardare un rifugio affollato,
dismesso, disorientato dallo stare tutti troppo stretti
nella stessa gabbia nella stessa risacca che li tira sul
fondo e un po’ li spezza. Da lontano ricordarsi del bene
è una macchia amorfa, un cumulo di cose sottratte e  
nascoste, un tetto che perde ancora nonostante la diga
costruita per anni. Da lontano a guardare quelle cose
piccole così ammassate, il cumulo di zampe di botte di
cose rotte di code schiacciate di poveri cristi chiusi nella
stessa gabbia, così ben arredata e costruita.

*

Si stringe la piccola vita tra le braccia,
si stringe, si stringe e non respira non si deve sentire,
nel quadrato sporco di sabbia rappresa aggrappa le dita
si piega, il naso sulle ginocchia, si stringe, si stringe le
                                                                                   costole
se non lo tiene, se non lo tiene stretto al suo interno
esce il rantolo di bestia, in silenzio si stringe e si scava le
                                                                                      ossa,
le aggrappa per non perderle, per non farle cadere nello
                                                  scarico, portate dall’acqua

*

Dalle finestre la calma pulita dei giorni
abbracciava le urla di ogni ora della notte
il rame fuso delle pieghe della testa
piaghe inconfessabili limature invisibili assorbite da
                                                                     tutti i ritratti
della casa vuota e sempre
così piena, così bianca

*

Oggi ripetiti che è tutto vero. Che nella fluidità delle
cose possono incastonarsi piccole gemme di sale, che
non per forza debbano sciogliersi tra le mani e insieme
che possono sciogliersi immediatamente. Ricordati che
ci sono cicli di glaciazione, fasi interglaciali.
Che il ferro alla bocca può portare nutrimento. Reggi,
custodisci, governa, affidati. Che si nascondono in
tutte le cose vergognose tare, lotte inconfessabili.

Diletta D’Angelo, Defrost, note di Alberto Bertoni e Carmen Gallo, Interno Poesia, 2022

Diletta D’Angelo nasce a Pescara nel 1997. Consegue la Laurea Magistrale in Italianistica presso l’Università di Bologna. Nel 2019 viene selezionata come autrice emergente per RicercaBO-Laboratorio di nuove scritture. Nel 2021 vince il premio Esordi di Pordenonelegge.  Nel 2022 pubblica il libro di poesia Defrost (Interno Poesia), in quanto vincitore del premio Ritratti di Poesia.si stampi. È tra i membri fondatori del progetto Lo Spazio Letterario. Collabora con la casa editrice Industria & Letteratura come social media manager e con Interno Poesia come Ufficio Stampa.

© Foto in copertina dal sito di Samuele Editore


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