*
perché dissotterrare fossili
perché scavare nella memoria per trovarvi
terra su terra
ossa su ossa
una storia che pianta radici in bocca,
quei sorrisi di falce o di luna,
così bianchi nella notte,
imitano urla stridenti
oppure gesti di bambola
gelosa del proprio segreto
di chi tutto vede ma non ha voce
*
nel buio del villaggio
entra il crampo del rumore,
un boato sordo e duro
che contrae il sonno.
Mentre tutti dormono,
il bambino, sonnambulo,
cerca il ciuccio perso
tra le lenzuola e il cuscino,
a occhi aperti e piedi nudi
si dirige fino all’uscio
e senza vederla
riceve la notte in pieno volto,
un urto violento,
il pugno sordo dell’universo
*
i detriti sono di ferro e legno
sotto la melma, scorrono piano
fanno del muschio sulla pietra,
come dei morbidi cuscini
per i corpi nel fondovalle
poi anche gli occhi si chiudono
chiari come rischiarano le lucciole
la notte, lenti come lente si spengono
all’indomani le stelle
*
una casa diroccata
può ben essere
una casa appena sorta
dalla carne della terra
ancora sporca di vernice
e sangue
una genesi dal fango
una mummia di casa
sepolta
può pur essere
una carcassa preistorica del futuro
un sogno di città in costruzione,
un’ipotesi di civiltà,
ma questa non è altro
che una casa a metà,
un corpo mutilato,
che sente il dolore
nella gamba che manca
*
Pedro
sto aspettando che mio figlio esca dal fango
diceva il muratore seduto sulla pietra,
le mani raccolte sul grembo, in materna resa.
Non si sa da quanto tempo aspettasse, l’uomo
impietrito vicino al fiume scomparso.
Poco a poco la sua attesa fece del suo corpo
un arbusto essiccato nel paesaggio
un lento franare dell’umano nel mattone
nella scultura di una terra desolata
*
Prisca Agustoni, Verso la ruggine, presentazione di Fabio Pusterla, Interlinea, 2022

Prisca Agustoni è nata a Lugano nel 1975 e vive tra la Svizzera italiana e il Brasile, dove lavora come traduttrice e docente di letteratura italiana presso l’Università di Juiz de Fora, nel Minas Gerais. Scrive e si autotraduce in italiano, francese e portoghese. Ha pubblicato raccolte di poesie nelle tre lingue, tra cui La morsa (Alla chiara fonte, Lugano, 2007), Casa delle ossa (Opera Nuova, Lugano, 2010), Le déni (Samizdat, Ginevra, 2012), Poesie scelte (Giuliano Ladolfi, Borgomanero, 2012), Cosa resta del bianco (GCE, Mendrisio, 2014), Un ciel provisoire (Samizdat, Ginevra, 2015), O mundo mutilado (Quelônio, San Paolo del Brasile, 2020, finalista premio Jabuti), L’ora zero (Lietocolle, Faloppio, 2020), Frutti prematuri (ed. bilingue, Eikon, Romania, 2020), Lingua sommersa (La collana Isola, Bologna, 2021) e Verso la ruggine (Interlinea, 2022, Premio svizzero di letteratura 2023). Sue poesie sono state tradotte in inglese, tedesco, romancio, croato e spagnolo. È fondatrice e curatrice della casa editrice brasiliana «Sans Chapeau». Collabora con le pagine culturali del giornale Il Sole 24 Ore.
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