
“(…), e anche le poesie si fermano giocoforza sulla soglia di un’intuizione, di un suggerimento. La loro dimensione vuole tornare a essere quella del presente, dove s’intrecciano a più riprese il caos relazionale, il lento addio della figura materna, il vuoto lasciato dal padre. È allora che la poesia, trascendendo sé stessa, arriva a farsi preghiera laica, litania, invocazione, o breve ritratto di un amore trasfuso in terapia. Tutto questo, però, nel ritmo nervoso delle analogie, negli accostamenti repentini che accompagnano il sentire la realtà da parte di una mente inquieta, felicemente disposta a raccontarsi”.
(dalla prefazione)
Se qualcosa siamo stati
eravamo niente
mare bianco marmo
come l’aria si sposta
dai pesci rossi
ma l’acqua cade obliqua
bagna e semina
– azzurro, azzurro
sopra tutte le macerie
da qualche parte
nasco senza ferita
*
Roma è l’augurio migliore
che io possa farti,
il luogo in cui ti aspetto
[dannazione e salvezza
sacro e profano]
il becco di un imbuto
un dedalo dove infilarti
per fuggire da ciò a cui appartieni
– da certe lattiginose scaglie
Roma ti sarà madre
arma senza lama
ma lacerante
ti accecherà di luce
per poi restituirti tutto intero
a portici – in ombra e sole
*
Fare come gli uccelli
schioccare il becco
per un seme
aggrapparsi al giorno
sul ramo
battere l’ala
indursi al cinguettio
preservarlo per domani
tenere il bigattino
sotto la zampa
ingoiarlo tutto d’un colpo
battere ancora l’ala
tenere a bada il gelo
tenere a bada lo scarto
battere l’ala
unirsi allo stormo
farsi gigante in cielo
lacrimare in silenzio
urtare contro la notte
sputare via un dolore
*
La misura del peso sul petto
schiaccia tutto il non detto
e resta
resiste al bianco
del suo scorporamento
– fuori, dico, dall’incendio
della carne,
implosa, dico ancora
aggrumata tra lo sterno
e l’epiglottide
spinge su, verso la lingua
si fa saliva
non parola – ancora
scende verso l’estuario
così che almeno possa
toccarla
nel suo morire a terra
*
La periodicità del grecale
mette a dura prova
ogni istanza
ogni singolo angolo di natura,
– e intendo anche la nostra
le ripercussioni sulla sistole
ventricolare
sullo stare tutti tesi e protesi
in prognosi d’incontro
in questa unicità
[n’importe pas la saison, on s’écoute]
*
C’è un posto bianco
– una strada bianca
come il sale
ho pagato tutti gli operai
come avevi chiesto
ma adesso che tutto torna esattamente
a combaciare e i tuoi cani
sotto il porticato abbaiano alla luna
e alla tua assenza,
le scimmie devastano i tetti di makuti
qui resta la tua testa girata
sul lato sinistro
un pugno chiuso
i canti popolari
*
[…]
Solo pochi hanno la fortuna di fissare il bagliore di
quella lama che gli uomini comuni chiamano
poesia.
Biancamaria Frabotta
Si è fatto un gran parlare
di questo temporale
tempo avverso
e mi riprendo il petto
il corpo smagliato
le nudità traverse
il fiato perso in inutili
quisquilie
[volo, amico, fiducia smisurata
non più]
*
Mille scuole, mille lune si avvicenderanno nei cieli
letterari, ma il poeta sarà sempre un Kao-O-Wang,
un nonostante, una sardina decapitata […]
Angelo Maria Ripellino
Questa creatura che è
assenza,
questa assenza,
mia creatura,
mia e non solo
del mondo, delle cose
sprofondate, nell’assenza
tu, creatura mia
assenza,
bellezza in galera,
gratitudine mancata,
assenza, tu
assenza mia, sulla bocca
più nessuna bocca,
assenza nuda, tu
creatura giorno
e notte, mia-tua
assenza
mi avviluppo a te
assenza,
mio cuore, mio,
letto disfatto,
armi deposte
mia assenza
tua assenza
e quanto inutile
toccarci i vuoti
*
Un corvo
ha dilaniato il petto
di una tortora
– il suo corpo in grumi di sangue
giace sull’asfalto
accanto alla stazione Termini.
Prima, un tentativo fallito di volo,
un grido di strazio
: il cielo riverso in miseria
sta accovacciato sulle vertebre schiacciate
dalla più grande menzogna.
Seppellitemi
nelle parole mai più.
Elisabetta Destasio Vettori nasce a Roma, dove vive.
Lavora nell’ambito delle produzioni teatrali e musicali, dal 1995.
Collabora come consulente esterno di produzione con l’Accademia di Santa Cecilia. Dal 2013 intraprende l’attività di consulente editoriale ed editor.
E’ membro del comitato organizzativo del Premio Poesia Città di Fiumicino, nel 2015 e 2016.
Pubblicata da LietoColle Editore nel 2013 e nel 2019.
Presente nell’Atlante dei Poeti creato da Griselda, portale di letteratura del dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna.
Da settembre 2019 è curatrice e direttrice artistica della rassegna “Poeti in itinere”. Nel mese di Ottobre del 2109 alcuni suoi inediti sono stati tradotti in lingua araba e inglese, per la rivista Alaraby Aljadeed, diretta dal poeta Najwan Darwish.
Conduce “La parola nuda”, rubrica letteraria/poetica su La voce del Paese, direzione di Dalila Bellacicco. Collabora con la rivista italo francese “Simposio Italiano”. Nel 2022 coordina e conduce con l’Associazione Letteraria Elio Pagliarani e con Cetta Petrollo Pagliarani, la prima rassegna delle riletture dei classici, presso la Casa delle Letterature di Roma. Da settembre 2022 è direttrice di “Spazio Parola” e si occupa di pubblicazione, diffusione di opere letterarie, poetiche e ufficio comunicazione.
Autrice delle sillogi: “Sogno d’acciaio” e “Corpo in animae”, Annales Edizioni, 2015, prefazione di Alberto Bertoni; “Da luoghi profani”, Les Flâneurs, Ottobre 2023.
Tre sue opere sono pubblicate nella collezione libri d’arte di Carlo Oberti per La Porta Nera.
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Me han encantado. Tomo nota de la autora.
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