*
Ci sono certe notti che il paesaggio
sembra muoversi con circospezione,
disporsi al nuovo cautamente
in un chiarore pieno di presagi
si attende a lungo
fuori di metafora
la svolta decisiva del linguaggio.
*
II.
Il distacco non è cosa che si cerchi
affannosamente come la verità o l’amore.
Il distacco a guardar bene è la ragione
e la ragione è la fede
nelle ragioni dell’invisibile.
Uno l’avverte, se l’avverte,
un po’ come una fitta, un’arma
puntata dritta in mezzo al cuore,
oppure, se ha fortuna, come un lapsus,
un nulla dentro,
una scintilla luminosa
come il senso di un’ora felice.
*
VII.
“A cosa si è disposti fratelli
pur di sopportare il ronzìo
che monta su da questi
nostri sempre più asettici inferni
nelle centomila arnie del nulla
ho visto agitarsi le false api o miopi
che contano sul visibile
per tirare avanti
per lasciare traccia di sé
oppure non lasciarla…”
*
XII.
Potrei anche dire:
il riparo sta nelle tue mani,
nel nostro sogno comune,
nel vento che picchia sulle altane
e sui margini del cuore
dove ritorna quietamente
per piccoli segni crudeli
la leggenda della primavera.
Ma non c’è tempo, ammonisce, non
abbastanza vita per me.
Però resta con me.
Resta.
*
Felicità delle notti senza luna.
Le stelle danno poca luce
qui dove il travertino nelle vasche che si inseguono
smottando lungo la collina
simula per i turisti la neve.
Qui dove mi raccolgo.
Dove mi sciolgo anch’io
come la neve
mentre le strade che indovini larghissime da est
disegnano qualche tratto del paesaggio e il falsopiano
che spalanca le tombe di Hierapolis
all’improvvisa curva del cammino.
Chissà quali altri miraggi
ci detterà la complice la cocciuta speranza…
Tra quelle pietre ho sognato un palazzo di delizie
che non aveva luogo,
c’erano voci, corpi accanto a corpi senza un nome.
Ma tu dicesti:
non si può amare ciò che non ha nome.
Anche per questo scrivi
ombra tra ombre circondate dal buio.
*
Massimo Morasso, La leggenda della primavera, prefazione di Antonio Di Mauro, Algra Editore, 2023

Massimo Morasso è nato nel 1964 a Genova, dove vive. Germanista di formazione, poeta, saggista e traduttore, ha pubblicato studi su Cristina Campo, William Congdon, Walter Benjamin e Rainer Maria Rilke; ha tradotto dal tedesco Meister, Rilke, Goll e dall’inglese Scott Momaday, Yeats, Jones. Tra le opere pubblicate, in prosa: Bagattelle intorno a un compito di civiltà (Galata, 2008), La furia per la parola nella poesia tedesca degli ultimi due secoli (Puntoacapo, 2009), La vita intensa. I racconti di Vivien Leigh (Le Mani, 2009), In bianca maglia d’ortiche. Per un ritratto di Cristina Campo (Marietti, 2010), Essere trasfigurato (Qiqajon, 2012), Il mondo senza Benjamin (Moretti&Vitali, 2014), Fantasmata (Lamantica, 2017), Rilke feat. Michelangelo (CartaCanta, 2017), Kafkegaard (Lamantica, 2018), L’amore, il silenzio e la bellezza (Animamundi, 2020), Le Indie di Genova (Lamantica, 2020), L’obbedienza (Feeria, 2022); in poesia: Nel ritmo del ritorno (L’Obliquo, 1997), Distacco (L’Obliquo, 2000), Le storie dell’aria (L’Obliquo, 2000), prima, seconda e terza parte de Il portavoce, ora riunite nella raccolta La leggenda della primavera (Algra Editore, 2023), Le poesie di Vivien Leigh. Canzoniere apocrifo (Marietti, 2005), Viatico (Raffaelli, 2010), quarta, quinta e sesta parte de Il portavoce, La caccia spirituale (Jaca Book, 2012), settima, ottava e nona parte de Il portavoce, L’opera in rosso (Passigli, 2016), American Dreams (Interno Poesia, 2019), Frammenti di nobili cose (Passigli, 2023).
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Gran poema.
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Complimenti all’autore per alcuni spunti davvero di respiro meno arcaizzante e decisamente incisivi, più sicuri nel salto, del lessico e delle immagini, aperto ad un’indagine concreta del reale.
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