4-cover-pagina-prodotto-GOZZANO

Guido Gozzano pose mano alla composizione di “Le farfalle. Epistole entomologiche” intorno al 1909. dando prova di un “arcadico (per gioco!) e bello stile/ (per gioco!) altosonante”.

Una prima, immediata, impressione è quella di una palese frattura stilistica con i celebri Colloqui e con i principi stessi della poetica di Gozzano. Si tratta, invece, per così dire, della chiusura di un cerchio, se è vero che Gozzano ha sempre fatto intendere di avere abbandonato la cifra del sublime praticata, tra gli altri, da un ammiratissimo Gabriele D’Annunzio, non per spregio o per disubbidienza, ma perché ormai inadeguata e improponibile a fronte di una dilagante crisi storica e di civiltà e, con essa, del ruolo del poeta, che, posto ormai al margine, non avrebbe potuto che volgere la sua attenzione alla mediocrità del quotidiano e a temi umili e tipicamente borghesi, abbandonando la bella e alta tradizione della poesia italiana.

Ed ecco che, parlando di farfalle, Gozzano, mentre continua ad occuparsi di cose marginali, può anche, per la intrinseca nobiltà del tema, permettersi, appunto, di cantare in stile altosonante ‘per gioco’, come afferma per ben due volte, con quella sua usuale ironia, che almeno questa volta non sta sul filo tagliente di una lama, ma fluttua leggera come una sorta di autocompiacimento ed autogiustificazione per essersi allontanato da una precisa cifra stilistica, quasi ad assicurare i suoi lettori, come scrive Edoardo Sanguineti, che con le sue ‘farfalle’ non ha mutato il suo convincimento sulla «fine di un’età della cultura» e «l’esaurirsi di tutta una civiltà delle lettere» (Da: Guido Gozzano, Torino, Einaudi, 1966).

A ben vedere, non si tratta nemmeno di un vero e proprio deragliamento, di una novità assoluta, in quanto il poeta si riallaccia alla tradizione dei poemetti scientifici del settecento (come, per esempio, le Saisons di Saint Lambert in cui si leggono interessanti riflessioni sul processo metamorfico della Natura, che è uno dei temi de Le farfalle di Gozzano), e alle opere di storia naturale di uno scrittore, vissuto come lui a cavallo fra Ottocento e Novecento: Maurice Maeterlinck, e più specificamente a L’intelligenza dei fiori, in cui la Natura non viene più vista romanticamente come perfezione immacolata ed estasi, sia pure continuando ad essere fonte di meraviglia estetica, ma come processo di un inesauribile farsi, tra errori e trasformazioni, a difesa della vita, per la cui continuità necessitano sempre nuove strategie. All’interno di questo meccanismo ‘meraviglioso’, Maeterlinck, così come fa Gozzano, colloca l’uomo attribuendogli una condizione di parità con tutti gli altri esseri viventi.

Parlare di farfalle è anche un modo di astrarsi dalla città, l’ambiente della decadenza morale, dell’ossessione economica, (si vedrà quale sorte spetterà alla povera Pieride comune, che si avventura fra strade, case, tetti), di evocare realtà geografiche esotiche, come la lontana India, dove si era recato tra il febbraio e l’aprile del 1912 per trarne qualche beneficio in seguito ad un acuirsi della malattia che lo condurrà, di fatto, alla morte quattro anni dopo. All’India egli aveva già dedicato ampi resoconti pubblicati da La Stampa, in seguito confluiti in un volume Verso la cuna del mondo. Lettere dall’India (e forma epistolare hanno anche Le farfalle).

Parlare di farfalle, inoltre, significa per Gozzano mettere in campo una componente autobiografica ed affettiva: a queste belle, variopinte creature egli si era sempre interessato da bambino (Bimbo, ricordo, per le mie raccolte,/ sempre immolai con trepidenza questa/ cupa farfalla) e, ancora, da adolescente (ma il superstite amore adolescente/ per l’animato fiore senza stelo) fino ai giorni della sua giovinezza. In una delle lettere, riportate in ‘Appendice, indirizzate all’amica Amalia Guglielminetti o Alba Nigra, a cui la raccolta è dedicata, scritta a Ronco il 3 settembre del 1908, così Gozzano scrive: «Io non penso, da vario tempo, ai miei sogni letterari, alterno lo studio alle cure entomologiche: allevo una straordinaria colonia di bruchi (…) Immaginatevi che in una cassetta ho circa trecento crisalidi di tutte le specie (…) Fra pochi giorni saranno farfalle», processo che descrive nella seconda ‘Epistola’ non senza esclamazioni e descrizioni che sollecitano riflessioni filosofico-esistenziali, come: Uscire di se stessi! e Veramente la mia stanza modesta/ è la reggia del non essere più,/ del non essere ancora. E qui la vita/ sorride alla sorella inconciliabile/ e i loro volti fanno un volto solo./ Un volto solo. Mai la Morte s’ebbe/ più delicato simbolo di Psiche:/ psiche ad un tempo anima e farfalla.

In questi versi infatti, come scrive Giuseppe Grattacaso, autore di un’accuratissima prefazione alla recente edizione de Le farfalle nella collana InternoPoesia, è rappresentato «l’emergere della vita e il fissarsi, l’irrigidirsi nella morte, nell’essere vivente, che contiene in sé la vita (e la morte) di una sola creatura e di creature diverse (…) Sarebbe sbagliato pensare che la farfalla stia per nascere da qualcosa che non c’è più, dalla crisalide morta: la farfalla è la crisalide ed è anche il bruco, la farfalla -così come la crisalide e il bruco- è insieme la vita e la morte». In qualche modo questo approdo all’unità del Tutto appare dettato anche dall’influenza del pensiero filosofico orientale e da una civiltà permeata d’incanto, quasi fiabesca: in Ornithoptera Pronomus Gozzano ricorda un amico che gli invia dall’India una farfalla che mi porti un saluto d’oltremare/ attraverso la mole della Terra/ dalle selve incantate degli antipodi e, osservandola, esclama: Mistero intraducibile ch’emana dalle farfalle esotiche!

Tornando al tema della fine del sublime a causa, secondo Gozzano, di un eccessivo dominio dell’utile economico, rappresentato soprattutto dalla realtà affaristica della città, direi che due sono le farfalle che emblematicamente rappresentano la purezza degli spazi incontaminati e la malattia spirituale di quelli cittadini: la Parnassus Apollo e la Pieris Brassicae.

La prima, che vive nell’ambiente alpino, tra i nevai, sembra imitarne la solitaria purezza con l‘ali trasparenti/ lastre di ghiaccio lucide all’esterno,/ nell’interno soffuse di nevischio. Per descriverne la leggiadria, il poeta utilizza senza risparmio le figure retoriche di senso e suono obliando la pagina crudele dei sofismi/ segue con occhi estatici il Parnasso/ e bene intende il sorgere dei miti/ nei primi giorni dell’umanità: pensa una principessa delle nevi/ volta in farfalla per un malefizio…

La seconda, invece, come prima si è già accennato, diventa la metafora stessa della poesia. Come scrive Giorgio Barberi Squarotti (in Storia della civiltà letteraria, volume V, Ed. Utet), «L’aneddoto delle cavolaie morte nelle vie della città può essere letto altresì come l’epicedio della poesia nella città moderna di traffico e guadagni». Il fatto che Gozzano paragoni la Pieride ad una fantesca od una contadina e la definisca volgare, dal nome alla divisa/ scialba,/ dal volo vagabondo al bruco/ nero-verde, flagello delle ortaglie sottolinea la continuità con le figure borghesi che popolano il suo discorso poetico, la cui presenza ha una funzione antifrastica: «dice, cioé il sublime per estremità di opposizione, proclama la propria volontà di fare poesia attraverso la maschera dell’autolimitazione o dell’autoumiliazione» (Giorgio Barberi Squarotti), respingendo ogni obbedienza alle mode ormai sterili.

Con Le farfalle Gozzano si è concesso un alibi per un ritorno al sublime, ma sempre con la stessa consapevolezza con cui aveva scelto di scrivere le sue opere maggiori con stile umile, quotidiano. Per questo motivo egli alterna a picchi di liricità delle pause ‘parlate’, degli aneddoti o paesaggi comuni.

Le farfalle assommano, fra l’altro, generi diversi: il poematico (sia quello classico, sia quello attinente ai poemetti scientifici del Settecento), l’epistolare e il trattato filosofico, in un intreccio felicemente portato avanti con la maestria solita di uno dei poeti più originali della letteratura italiana del Novecento.

Franca Alaimo


Scopri di più da larosainpiu

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.