*

Tempi, che stabilite i comandi sulle cose

Tempi,
che stabilite i comandi sulle cose

con queste parole
e non altre
dette nel cuore di un’estate
compiute, ripetute e celate
sopra la terra e in ogni stagione

restituitemi

salvo e incolume

nel senso che do alle mie parole
in quel senso solitario con cui voglio
che vengano dette,
ascoltate e pensate

e per voi
tra i lari delle stanze e dei giardini
tra gli spigoli del mondo

*

Al lettore

Viandante, che tra il tuo passo
per caso presso questo
margo appartato,
tra i fichi, i peschi, le ombre
odorose della grande estate

pensa che qui sovrastano,
ai confini di un campo assediato,
cieli più intensi e profondi
del tempo che infierisce con

orrendi oh non più presagi, ma
con fionde, con ferite, clangori
e lenti affioramenti

di miasmi e di occhi
infelici, lesi, tra soglie invase

che nessuno più onora

perché il tempo non è che la metà
brutale, paurosa dei pensieri

che sfiorano in questo mese
di agosto che avanza le nere
capitali del mondo colpito

dove anche tu, già ormai oltre
il cancello mortale dei miei versi,
appari tra la fine di un secolo scuro
e un altro ancora ignoto, troppo, per noi

viventi e non viventi
nel legno minaccioso delle stanze
quando ancora premono le forze
della vita che chiama, chiama
e dice: resta, non fuggire,

guarda!

*

Origini

Canto ciò che fu prima
e ciò che venne. Tutto
era sospeso in una
quiete lunga, nel forte
vuoto. Il cielo
immane, fiottante chiglia, era
muto. Non c’erano
uomini, né bestie, né pietre;
né fronde, né erbe, né ali sulle
ardue terrazze
del cielo. Solo
il sole c’era,
e non aveva nome. La terra
non c’era; solo c’era
il mare, e la sua verde
pietra. Non c’era
nulla di radunato, nulla
che risuonasse in cielo. Niente
si muoveva, né qua né là; niente
nuotava nel mare di pietra. Solo
quiete, e un celibe
occhio di pietra. Niente, vi dico,
esisteva. Solo, c’era, il fragore
del mare, là, in quel buio
antico, come un’antica
pietra.

*

Sia celato il nome più antico

Sia celato il nome più antico,
salva la rosa nel suo estremo
segreto, e voi, puri suoni, celle
di un pensiero più forte, ronzanti
nelle stanze quiete. Resti, stia,
s’annidi, chiusa, e il cuore
non pronunci il nome vero: covi
la verità nel suo duro seme, né
lasci l’ombra, né il vostro, sorelle,
troppo impervio metro. Ma di’
di che stagioni si compone, e come,
il tempo, il tempo severo, quando
risalendo una buia corrente
di anni (oh quanto
stranieri anni), uno per uno le chiama,

il tempo, con dolci nomi.

*

Non puoi esigere un fato speciale

Credimi,

né il tempo – crudele, alto
e solitario – né il vortice degli atomi

che splendono
in forme buie, inaudite,

né un cielo
di azzurri fissi e folgoranti

avranno pietà
dei nostri pensieri. Resta

solo ciò che deve,
ed è già tanto, in fondo, non fosse

che anche i bocci delle rose presentono,
sfiorendo, il peso

di un ultimo abbraccio.

 *

Giancarlo Pontiggia, Origini. Poesie 1998-2010, con un saggio di Carlo Sini, Interlinea, 2015

Giancarlo Pontiggia è nato a Seregno (Milano) nel 1952. Poeta, scrittore, saggista, traduttore, docente e critico letterario. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Con parole remote (Guanda, 1998), Bosco del tempo (Guanda, 2005), poi confluite in Origini. Poesie 1998-2010 (Interlinea, 2015), Il moto delle cose (Mondadori, 2017); i testi teatrali: Stazioni (Nuove Edizioni Magenta, 2010), Ades. Tetralogia del sottosuolo (Neos, 2017); i volumi di saggi: Esercizi di resistenza e di passione (Medusa 2002), Selve letterarie (Moretti & Vitali, 2006), Lo stadio di Nemea (Moretti & Vitali, 2013); una raccolta di interviste: Undici dialoghi sulla poesia (La Vita Felice, 2014). Traduce dal francese (Sade, Céline, Mallarmé, Valéry, Supervielle, Bonnefoy) e dalle lingue classiche (Pindaro, Sallustio, Rutilio Namaziano, Disticha Catonis). È redattore di varie riviste (tra cui «Poesia») e critico letterario per il quotidiano «Avvenire». La sua opera poetica è stata tradotta nelle maggiori lingue, e in particolare nei volumi Selected Poems (traduzione di Luigi Bonaffini, Gradiva Publications, Stony Brook, New York 2008) e Orígenes (traduzione di Emilio Coco, Pigmalión, Madrid 2013).


Scopri di più da larosainpiu

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.