II.
È forse un caso se siamo ancora vive
mentre l’uomo setacciava ogni mossa,
è un caso – come il rombo della creazione,
come il padre che non abbiamo scelto,
il marito che ti è capitato. Fuori esplodeva
il sessantotto, ma tu eri ancora invischiata
nella legge della progenie.
Adesso hai scelto la tua casa, il posto
sottratto.
Hai rinnegato il nome, ti sei fatta
libera.
Adesso – siamo entrambe figlie.
Il nostro grembo è lo scudo di ogni tempo,
ma di quel tempo, sulla pelle, la tua,
sento ancora il profumo di quando ero bambina.
*
Marta, la tua è una forma di schizofrenia,
una distorsione della mente: tu
vuoi essere immensa.
Non prendere d’esempio il cielo
se non vuoi piangere di tutto.
Sarai la feritoia da cui scocca la luce.
*
Vorrei dirti della tensione
che mi incurva le spalle,
del passo sgraziato, il dissidio
delle mani che tremano
incrociate.
Di questa smania ansiosa
resteranno unghie e denti
rinsaldati da prese e squarci
improvvisi.
Anche il contatto è provvisorio
ed entrambi torneremo
alle antiche posizioni.
Scegliersi è accettare la distanza
dei corpi separati negli anni
fino all’imbocco capitale
in cui ci siamo allineati.
dalla quarta di copertina di Augusto Pivanti
<< … l’andare “al di là” e il venire “al di qua” del perimetro delle “cose umane” … in questa coabitazione stanno l’ampiezza e la curiosità sollecitata dalle Smarginature di Esposito: nel dialogo tra soggetti e atti che imparano a conoscersi e ad accettarsi, agendo uno di fronte all’altro senza ostilità. Separati e allo stesso tempo uniti da una linea che ne stabilisce – al d là e al di qua del perimetro – la “comunque verità”. >>
Giorgia Esposito è nata a Napoli il 19 settembre del 1995.
È laureata in Lettere Moderne e specializzanda in Filologia Moderna presso l’Università degli studi di Napoli Federico II.
È presente in diverse riviste, ed è parte della redazione di Inverso – Giornale di Poesia.