*

   nel volto sudato
in quel panno di luce
sul corpo che appena
rivela il martirio
dell’onda   la sponda

   su cui approdare
fammi vedere
come l’acqua sfiora
e lascia ciò che è
stato   come rovescia

   le nostre figure
poggiandole sull’altra
riva   dove si annida
il lento incendio
di quei giorni

*

   quando si sceglie una direzione
e la macchia del sole
ci accompagna   nuda di raggi
appena forgiati e già vinti
dall’increspo dei nembi

   non serve pronunciare
un nome che dia conforto
se è nel continuare che
si trova la ragione   la
sola cagione dello sforzo

   e se è un boomerang la
voce che allontaniamo
che spingiamo negli
angoli in ombra della
strada (che non è la fede

   la compagnia che cerchiamo)
allora interviene il vento
a mostrarci il labirinto
dove siamo   spazzando
via le foglie e la paglia

   soffiando sul tarassaco
che spollina l’aria
soffoca ogni via d’uscita
e riempie il fossato
simulacro ormai d’afasia

*

   manca il silenzio in questa
stanza   il rombare di moto
è lo stesso dei labirinti
del corpo   delle lastre
infangate sull’onda

   d’una fede veggente
manca anche il calore
del fuoco che corre,
la leggerezza dei passi
sull’acqua   il trionfo

   solenne dell’amore
e dalla finestra   solo
si vede un albero che
assiste alla cieca corsa
dei motori, mentre sospira

   incarnando il mio sangue
in una sponda antica
e cupa   furiosa come la
nascita del mondo
come ciò che trasforma

   da tecnica durezza
in vuoto lacerante
d’attesa   il momento
l’istante filtrano dai
vetri in un lamento di luce

*

   poi la notte ti accoglie
spinge la risacca su
una linea immaginaria
e tu non ce la fai
a essere grata

   per il fiato che si
fa corto   nella danza
senza fine   colora
la stanza   lascia
impronte sugli specchi

   stupisce che non
riesca a voltarsi
che resti solo come
un piatto sbeccato
sulla tavola

*

   quando finirà questo
stato di profuga
del reale   quando
potrai tornare al
soffio della vita

   col tuo nome
l’ombra del tuo
corpo ritrovata
nella casa si aspetta
il passo nuovo

   il graffio che
scopre la distanza
la fragranza di viola
che getti indietro
la cecità delle pietre

*

Cinzia Demi, Il solstizio dei sentieri, nota di Davide Rondoni, CartaCanta, 2024

Cinzia Demi è nata a Piombino e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. Dirige con Giancarlo Pontiggia la collana di poesia Cleide (Minerva). Cura per il sito culturale italo-francese “Altritaliani” la rubrica Missione Poesia. Ha pubblicato i libri di poesia: Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009), Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2010), Ero Maddalena (Puntoacapo, 2013), Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo, 2015), Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017), La causa dei giorni (Interno Libri, 2022) e Il solstizio dei sentieri (CartaCanta, 2024). Per la saggistica: Ritratti di poeta. Cinque anni di Missione poesia e di Un thè con la poesia (Puntoacapo, 2019). Tra le altre pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno, parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, ultima edizione 2020) e il romanzo Voci prime (Minerva, 2021). È tradotta in inglese, francese, romeno, ungherese, arabo. Collabora con la collana AltreScritture (Puntoacapo) per le traduzioni nelle lingue neolatine. È presidente di EstroVersi, associazione di promozione dell’arte e della cultura.


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