copertina Pericone

 

Dalla prefazione di Gianfranco Lauretano

La poesia di Daniela Pericone è contrassegnata da una profonda raffinatezza della voce, ottenuta attraverso una forma di temperanza che si situa tra l’espressione chiara ed espressiva di ciò di cui parla e il nascondimento, l’allusività dettata dalla discrezione della stessa voce, non si arriva mai alla definizione precisa e lampante del fondamento che muove il testo, neppure quando il riferimento è chiaro come, ad esempio, il riecheggiare di Eliot o Montale, oppure la straordinaria, estesa ékphrasis caravaggesca della quinta sezione; eppure è sempre come se si sapesse che un’occasione esatta esiste, un suggerimento sorgivo che potremmo definire addirittura materiale, da cui ha inizio la sua voce e che rappresenta il vero interesse del canto. È la stessa temperanza che dà equilibrio al ritmo e alla riservata musicalità di una poesia che sembra lungamente meditata, fino a centellinare i singoli vocaboli e accenti … Non è solo <<la poesia che guarda da lontano>> ma essa stessa è osservata, “mirata” direbbe Leopardi, come fosse al di là della siepe, immersa nella lontananza. Ciò consente all’autrice di soppesare ogni particolare, di innestare la sua musica essenziale, pulita, colma di sostanza, senza che un elemento, neppure minimale, intervenga a rompere il bilanciamento del testo, che spesso ha del miracoloso. […]

 

Poi ti guardi intorno
quasi temendo di non sentire
l’aria l’esultanza la ventura
qui è la tua casa – ovunque sia
custodisci le cose minute
come fossero di ferma durata
che nulla svanisca, per un istante.


*

Se devo dirmi qualcosa
non mi rivolgo parola
scrivo poche righe indecifrabili
sullo specchio in cui guardo ogni mattina
sperando che la frase vista al contrario
dia qualcosa di sensato
invece trovo un volto dietro un velo
di foschia e mi chiedo chi sia
l’altra che mi guarda, diversa ogni giorno
dal giorno prima, se non fosse che
si mostra indifferente alla mia sorte
perché sa che è questione di poco
che non ho scampo io, e nemmeno lei.


*

Ora la materia
restringe lo spazio
occupato dal corpo
la luce si mescola al fiato
detta le regole il respiro –
vita non vita, né strepiti né paure.
Siamo il gioco prediletto degli atomi
un continuo oscillare
sotto leggi comuni e opposte
direzioni, esclusi dal progetto.
Qualcuno ascolta o nessuno –
c’è una forza impareggiabile
nella solitudine.

 

https://www.passiglieditori.it/corpo-contro


Daniela Pericone è nata a Reggio Calabria nel 1961 e vive a Torino. Le sue precedenti pubblicazioni in ambito poetico, che hanno ottenuto diversi e importanti riconoscimenti, sono: Passo di giaguaro (2000), Aria di ventura (2005, prefazione di Giusi Verbaro), Il caso e la ragione (2010), L’inciampo (2015, prefazione di Gianluca D’Andrea e nota di Elio Grasso), Distratte le mani (2017, postfazione di Antonio Devicienti) e La dimora insonne (2020, postfazione di Alessandro Quattrone e nota di Giancarlo Pontiggia).
Sue poesie sono tradotte in diverse lingue; del 2023 è la plaquette bilingue Lumină scrisă / Luce scritta, con traduzione in romeno di Eliza Macadan (Bucarest, Cosmopoli). Scrive testi di critica letteraria ed è redattrice di riviste e siti dedicati alla poesia.


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