*
Da quale parte il canto di due uccelli
lassù, chissà se due, indistinguibili
per me che non so distinguerli
tra i rami radi prima della primavera
e quei suoni nei miei passi
che seguono un futuro che proviene
da altri passi, in un tempo
come ora che mi tocca e non si muove
e l’improvviso frusciare delle foglie
per una biscia o altro che non indovino
come quest’odore nella voce
affiorano i pensieri
non così diversi da quei rami
o dai cinghiali nel bosco
invisibili e presenti
così è scritto all’imbocco del sentiero
e la mia lingua viene da lì
e lì finisce, mai del tutto
in un flusso antichissimo che dai muscoli
proviene e ci fa stare
in questi corpi, nei possibili futuri.
*
Alla fine della strada aspetti
di vedere perdersi il tuo occhio
nel giallo sovrastante della colza
l’hai visto, e lo stai vedendo
cosa ti commuove di quel giallo
nel verde, e resti ancora qui
o sei già nel giallo? E la mia voce
la vedi, nel giallo? La senti,
sei tu, nel giallo, e non c’è tempo
sto aspettando da un silenzio che è tuo,
è stato mio, sarà tuo.
*
Dal trampolino tuffarmi
vorrei, da una vita, ma pensare
troppo presto
spinge l’acqua alla deriva.
Così rimando il folle desiderio
di stare a galla, il mare sopra me.
*
Vengono dal mondo
i segni della voce:
l’acqua increspata, lo stipite,
l’occhio, le stelle, vengono dal mondo
e restano, come cose. Dalla voce
qualcosa preme verso fuori
dopo adesso che è già stato
ogni volta in questa voce
sta per compiersi nel segno.
*
Stasera la mente, come da millenni
si protende mentre si disperde
questa luce e ogni volta lo svanire
non riesci a pensare che sia l’ultima,
lo vedi accadere per gli altri
ma non puoi crederlo per te
e chissà in questa sera, la vita là fuori
viene da prima delle forme
e non da te che la prolunghi nei futuri
decine e milioni di anni prima
un baleno se pensi
al tempo vasto che non vedi
di pietre che si fanno ossa
e poi sabbia e corpi e foglie.
Di altri sei stato il sangue, il respiro
e le voci già state
si accordano ai viventi in questi segni
e tu allora, e questa vita,
sei immortale, come la morte.
*
Roberto Cescon, Natura, prefazione di Maurizio Cucchi, Stampa2009, 2023

Roberto Cescon è nato nel 1978 a Pordenone, dove vive e insegna. Ha pubblicato Vicinolontano (Campanotto, 2000), Il polittico della memoria. Aspetti macrotestuali sulla poesia di Franco Buffoni (Pieraldo, 2005), Disabile chi? La vulnerabilità del corpo che tace (Mimesis, 2020), Di tutti e di nessuno. Una poetica della specie? (Industria & Letteratura, 2022) e le raccolte di poesia La gravità della soglia (Samuele Editore, 2010), La direzione delle cose (Ladolfi, 2014), Distacco del vitreo (Amos Edizioni, 2018), Natura (Stampa2009, 2023 – Finalista al Premio Strega Poesia 2024). Suoi racconti sono inseriti nell’antologia Scontrini (Baldini e Castoldi, 2004). Collabora all’organizzazione del festival letterario Pordenonelegge.
Scopri di più da larosainpiu
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

