*

LA LUNA E LA BELVA

Inverno, pallido sfregio di cellule,
in quale giorno sfacelando smisi
stanco lo scanto accettando la crisi?

La luna, argentea danza di libellule,
fissa e mobile in stanze nere osserva
la fine assiderata della belva

le ultime movenze, il suo respiro
vapore astratto, rapido ritiro.

*

GHIACCI E FUOCO

Quale fuoco arde forte o si confonde
con gli ultimi calori stinti e fonde
ghiacci di candide fibre accrocchiate?

In acqua trasformati infine estinti
i vecchi luoghi noti e variopinti.
Le piaghe nuove bruciano eccitate

da quel fuoco che abbampa tutto il cielo,
il suo rosso tremore o malo gelo.

*

IL FALSO VUOTO

Il vento crudo investe la materia,
la crosta assorbe la luce e s’inseria
in pianeti molteplici e poi varia

la veste bruna che indorata interra
il falso vuoto e un pieno dissotterra
di residui. Scintilla, e tutta l’aria

è un segreto di munnizza scordata,
un’alba dolce astrale abbandonata.

*

IL VIAGGIO – PREAMBOLO

Mi affaccio apro alla luce sulla terra
in lontananza la vista mi afferra
della neve sulle cime. Ora atterra
lo sguardo, adagio.

Un sole mite diventa presagio
della fine, si dilata ogni raggio
sulla pianura e dell’acqua il passaggio
ancora dura.

Com’è strano pensare alla paura
del vento gelido, non è sicura
la bellezza dispersa e la natura
rinasce a stento.

*

NUOVO MONDO

Con le mani non libere stanotte
dormiremo in altre sfere di mare.
In acqua scende pende oscilla l’aria,
tra porti e sbarchi muta le stagioni.
Voi, scampati, considerate il ghiaccio
e in stelle immergerete il desiderio.

Forse è un’ultima luce il desiderio
che nuovi dei scandagliando la notte
scopriranno sotto crepe di ghiaccio.
La terra è vostra, correte altro mare
naufraghi carezzati da stagioni
inedite, diverse come l’aria

che respirate. Sempre nuova è l’aria
se a commuovere dentro è il desiderio
inestinto del fuori. Le stagioni
si scambiano alternando giorno e notte
anche se l’onda ormai stinta del mare
si dilata da macerie di ghiaccio.

Quando la stanca materia nel ghiaccio
al risveglio cambierà ancora l’aria
sciogliendo il cuore nel cuore del mare
venefico, nascerà il desiderio
e un vento nuovo nel cielo la notte
ravviverà le alterate stagioni.

Così l’uomo si adatta alle stagioni,
come un respiro profondo sul ghiaccio
che avvolgendo il mattino nella notte
trasforma di anno in anno terra e aria.
Il suo passaggio è puro desiderio,
i suoi passi una scintilla di mare.

Come gocce in sospensione sul mare
sono già i nostri giorni e le stagioni
saranno nel futuro il desiderio
di nuove albe, nel cuore di ghiaccio
della terra, fin quando fiato e aria
si scomporranno nell’eterna notte.

Intanto questa notte è desiderio
d’aria e respiro, protesta del ghiaccio
alle stagioni in cerca d’altro mare.

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Gianluca D’Andrea, Nella spirale (Stagioni di una catastrofe), postfazione di Fabio Pusterla, Industria & Letteratura, 2021

Gianluca D’Andrea è nato a Messina nel 1976 e vive a Treviglio (Bg), dove insegna. Ha pubblicato i libri di poesia Il laboratorio (Lietocolle, 2004), Distanze (lulu.com, 2007), Chiusure (Manni, 2008), [Ecosistemi] (L’arcolaio, 2013), Transito all’ombra (Marcos y Marcos, 2016),  Nella spirale (Stagioni di una catastrofe) (Industria & Letteratura, 2021) e il poema Nuovo inizio (L’arcolaio, 2023). È autore di Postille (tempi, luoghi e modi del contatto) (L’arcolaio, 2017), in cui ha raccolto alcuni commenti a singoli testi di poesia moderna e contemporanea, e del volume di riflessioni critiche Forme del tempo (Arcipelago itaca, 2019). Sue poesie sono tradotte in varie lingue. Per la casa editrice L’arcolaio dirige la collana di poesia Φ (phi).


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