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Il poeta è una necessità per la poesia. La poesia vive da sé. È una questione della vita. Poi decide e incontra una persona. E così una persona diventa un poeta. Non è una cosa magica e nemmeno una descrizione patetica e forzata. È veramente così che funziona. All’inizio la poesia è una impellenza, un bisogno. Poi diventa un altro tipo di necessità. Uno studio più approfondito, una maggiore attenzione. Un desiderio. In ultimo la poesia si situa e si deve situare per essere tale in una condizione. Come un organo, come una pressione arteriosa. Una costanza dell’esistenza. È come una lunga, amorevole, tenera, straziante esplorazione nella vita. È partire dalla realtà, attraversare tutti gli infiniti possibili, naufragare e superare a bracciate gli abissi. Valicare gli argini della ragione, andare oltre i confini del corpo e della natura, ardere tra le fiamme, rinfrescarsi di paradiso, spostare tutto verso l’universo più profondo e poi ritornare ai fiori, alla carne, all’aria, alla luna, alla brezza che riformula i confini del corpo. Alla fine è fare ritorno con in mano, ogni volta, verità nuove estorte alla vita e spiegate, in qualche modo all’esistenza. La poesia è giocare alle parole dico sempre a mia figlia. Ma è un gioco serissimo, pericoloso, faticoso e meraviglioso insieme. Spesso mi dicono cosa vuol dire pericoloso. Vuol dire che la poesia conduce negli abissi. Degli abissi nessuno ha mappe o coordinate. Solo la poesia. Quindi una volta raggiunto questo punto bisogna decidere quanto rimanerci. Quanto stare insieme alla poesia li giù. È una questione seria questa. Non conviene stare troppo tempo negli abissi. La poesia raschia il fondo della vita facendone pasti per i banchetti dell‘esistenza. Se non fosse tutto questo non sarebbe poesia. Sarebbe un semplice scrivere poesia. Parola è una parte della verità, il sogno è tutto il significato della verità, la poesia è dove nasce il significato di tutta verità. È una bella esperienza la Poesia.


Anonima #32

Cappotto appeso cruccia sala ti aspetto
arreso d’aspetto spulcia l’aria che lo veste
tutta una vita in un guardaroba muto
guarda che roba di rimanere traccia
santa madre dei fornelli accesi già
alle otto del mattino
che quasi quasi mi si brucia una manica
e mi si gela vicino al taschino
come al fondo della croce del bicchiere
specchio degli anni sorseggiati insieme
come vetro rotto alla gola
il pomeriggio con i pomodori secchi
e la prima ciocca di capelli in una bustina
orlata come il tuo fiato unito allo sguardo
ad attaccare i panni di un cassetto in panne
di ancora sogni
la discesa io la tengo a tiro dalla schiena
ti ricordo casa circondariale nel seme del tempo
dell’aspettare
ave a te nel movimento del cucchiaino
al mare mosso del risveglio
ave madre della presunzione di sapere
quanto zucchero serve
per ingraziarsi la sete dell’amaro
come sbriciolava il pane la tua
presenza di lusinghe
per te che sei la materia delle dune
quando si tratta di fuggire
domatrice di soli d’oltre tempo limite
vocabolario di tutti i suoni
randagia di acqua
che hai tenuto nascosta nel forno del tuo
non proferire parola a evaporare tutto insieme.

Anonima con immagine

Spargi emergi la gola al raggio
giro di rogo rugoso di fiamma
testa acqua irrora raggi mani erge
geme gira gergo il tuo
suolo sotto ruolo ruoto arto
tu nella manìa monastica della manica
fregia sfregia correggere è un’àncora
reggere te mano è tempio del tempo
ancóra sparge ampio narrare
e ribolle di olio per macchiare
l’aria che al vento vanta il vantaggio
di essere pellegrina d’armatura la tua pelle
già la forma ferma remi mari cosparge
rima rami secchi in ciottoli
mira larga via hai aia per gli occhi
o taci ossigeno per focolai saturi
di armi pari per sé per i sì e i sipari
alla platea del tuo essere orchestra impari
al suolo di siepi soli prismatici
asmatici presbiteri d’arco teso il so che esisti
ogni volta prima del sisma che ci separi turpe
se parli di resi o di ressa
parole rase al suolo a truppe comunque
a sera sei nel gesto del collo
esposto a est dall’alba
arsa d’alibi ovunque tu sia assolo o resa.

*

Insaporire il silenzio scaglia
mio compagno di tavola
intaglia notizie un telegiornale
coprifuoco lingua avrebbe ancora pane
sgranare sulla tovaglia che oramai
un mappamondo di fantasie
due molliche sbirciano la reazione
sogno che il segno sia
di notte
quando gli animali
hanno chiara l’ora della loro vita
e si proteggono
prima dell’ombra litigo un cuscino
l’aria è l’unica pelle che riesumo
il segreto è in una bustina di zucchero
di giorno
quando gli animali passeggiano con la ragione
cercando di scoprire l’ora della loro vita
quando ti spezzi dal filo d’acqua
i sogni nel latte caldo
braccia la pazienza sete le tue dita
confidente un bicchiere
mi hai distratto dalla guerra
nella vastità di uno scontrino
che di per sé è una preghiera
per quanta compagnia tiene
alla mia mano disgiunta
sul petto
il bottone di quella camicia è cristo in croce
che legge il giornale per avere notizie
eva ha sempre dormito di giorno


Raffaele Gueli, nasce a Ragusa il 21/06/1984. Marito di Angela. Papà di Carlotta e Matteo. Vive a Catania dove svolge l’attività di Psicologo Psicoterapeuta. Docente presso la scuola di specializzazione S.E.F. (Scuola Europea di formazione in Psicoterapia Funzionale) – Centro Studi

Whilelm Reich di Catania. Consigliere S.I.F. (Società Italiana di Psicoterapia Funzionale). Componente area ricerca F.I.A.P. (Federazione Italiana Associazione Psicoterapie). Nel 2010 pubblica la sua prima silloge dal titolo Dolce Dolcissimo Vivere da cui è stata tratta una rappresentazione teatrale. Nel 2013 pubblica la silloge Il peccato di pregare (Thauma ed.) che nel 2023 vince il Premio Sygla. Per anni è stato esponente del gruppo di poeti che hanno contribuito alla diffusione della poesia in Sicilia. Presente nel terzo tomo dell’antologia di “Poeti contemporanei Siciliani” del 2022. Nel 2023 vince il Concorso Nazionale “il glomerulodisale”. Nel dicembre dello stesso anno pubblica la silloge L’equinozio dal punto di vista di una foglia di basilico, giunta alla sua seconda ristampa. A settembre 2024 quest’ultima silloge riceve una menzione d’onore, sezione libri editi, al concorso internazionale “Il Convivio”. Vari i premi letterari vinti.


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