*

Le pietre nere

8

Passa di qui il cammino?

Non c’è traccia visibile, indizio. Vago
sospetto di luminosità tra le rocce,
tepore breve su certi lati della pietra.
Un passo sbagliato, una sosta:
non ci sarebbe più forza
per rimettersi in moto,
più nessuna energia
per respirare. Solo
restare, lasciarsi
cadere e farsi pietra
tra le pietre. Finalmente
uguale nella resa. E non si può.

Quando chiusa è ogni via si deve andare?

*

“Am Gletscherrand”

3

La struttura e l’armonia,
la musica: stanno nascoste.
Sopra, il ghiacciaio nero è un ammasso
un groviglio in disordine,
sembra riflettere l’orrore delle creste
la confusione dei profili. Cose
franate, cose casuali, imprevisti.
Si risale con fatica, quassù, si procede
a tentoni non di rado disperando:
quale gioia? Anche i rumori: schiocchi,
tonfi, frizioni di fratture. La musica ritratta,
che smagrisce e si cela; speranza in fuga.
L’ora del tempo è cupa, la stagione
quasi odiosa. Ma sotto, nel segreto,
c’è una voce che pulsa, non muore.

Laggiù si conserva e si prepara, si tesse
un’armoniosa bellezza, luce azzurra
futura.

Non nostra, forse, d’altri ma non meno
radiosa, meno dolce.

*

Sopra un’antica caduta

Non era un vero ponte, una o due assi
di traverso sopra gli argini verdastri
da cui sfogava uno stagno:
come cerotto sopra cicatrice.

Oltre, dolce boscaglia
di rovi e acacie, e un cantare di mughetti
più in alto, in certe radure, o narcisi.

Non si pensava, nel cuore di quella ramaglia,
che proprio lì principiasse il disastro.
Bastarono invece due passi,
sinistro, il tonfo d’un uomo, e lo stupore sui visi.

Il caso è una tela di ragno,
luce di stella, spina che non t’aspetti,
carezza e sulla gola una mano traditrice.

*

Ultimi cenni del custode delle acque

5

Tu che passi sull’argine
segui il filo di un ordine
un disegno del mondo.

Chi mi chiama dal fondo
vede chiaro il disordine
oltrepassa quel margine.

Sotto il pelo c’è il rombo
dell’acqua muta; scorgine
il riflesso che scardina

ogni vita ogni cosa.

*

Cenere, o terra

12

Cenere, o terra? Luce, semplicemente,
trama di luce che si arresta per un attimo
nell’onda dei capelli traversati dal vento.

In controsole, nell’ultima
sferza del giorno, mentre non distanti
pecore trotterellano nei prati, sottomesse
alla legge dell’erba e dell’ora,
verso la sera che cala, il sonno dolce, la vita
che continua. Come nei tuoi capelli,
anche in loro la luce si accende
e si attenua e perdura.

Sul pensiero rimangono detriti,
tracce sparse che hanno il colore
di cenere persa, di calore
depositato sulla terra. Ora possiamo
ritornare lentamente verso casa. Lo sterro
si modella in collina, i nostri nomi
sono stati scolpiti sul legno,
un cammino si è compiuto.

La strada che prosegue fa un po’ meno paura.

*

Fabio Pusterla, Cenere, o terra, Marcos y Marcos, 2018

Fabio Pusterla è nato Mendrisio nel 1957 e vive ad Albogasio, sulla frontiera tra Italia e Svizzera. Insegna letteratura italiana al Liceo di Lugano e all’Università della Svizzera italiana. Collabora a giornali e riviste in Italia, Svizzera e Francia e dirige la collana poetica Le Ali per l’editore Marcos y Marcos. La prima raccolta di poesie, Concessione all’inverno, esce da Casagrande, a Bellinzona, nel 1985. Si succedono Bocksten (Marcos y Marcos, 1989), Le cose senza storia (Marcos y Marcos, 1994), Danza macabra (Lietocollelibri, 1995), Isla persa (Edizioni Il Salice, 1997), Pietra sangue (Marcos y Marcos, 1999), Folla sommersa (Marcos y Marcos, 2004), Movimenti sull’acqua (LietoColle, 2004), Storie dell’armadillo (Quaderni di Orfeo, 2006), Le terre emerse. Poesie scelte 1985-2008 (Einaudi, 2009), Corpo stellare (Marcos y Marcos, 2010), Argéman (Marcos y Marcos, 2014), Nella luce e nell’asprezza (Coup d’idée, 2015), Ultimi cenni del custode delle acque (Carteggi Letterari, 2016), Variazioni sulla cenere (Amos Edizioni, 2017), Cenere, o terra (Marcos y Marcos, 2018), Truganini (L’arcolaio, 2021), Da qualche parte nello spazio. Poesie 2011-2021 (Le Lettere, 2022), Tremalume (Marcos y Marcos, 2022), Sinsigalli (Puntoacapo, 2024). Tra le opere di saggistica: Il nervo di Arnold. Saggi e note sulla poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2007). Ha tradotto varie opere di Philippe Jaccottet: Il barbagianni. L’ignorante, Alla luce d’inverno, E, tuttavia. Per Marcos y Marcos ha tradotto anche l’opera di Antoine Emaz, Sulla punta della lingua. Tra gli ultimi premi ricevuti, il Premio svizzero di letteratura (2013), il Premio Napoli (2013) per l’insieme dell’opera e il Premio Vito Moretti alla carriera (2021). Alla sua figura e alla sua opera è dedicato il documentario Libellula gentile di Francesco Ferri.

Foto CdT/Archivio


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