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Le Idi di marzo
Ogni uragano ha un occhio, un centro, un’ossessione.
Il suo è questo vortice di nulla
Che il buio al buio ha già restituito,
Il vuoto al vuoto e la disperazione
Distende sopra il ghiaccio più sottile.
Dalla finestra pulviscoli inerti
Spargono su binari invisibili
La luce di metallo delle nuvole.
Non resta che pregare il giorno
Di affrettare la sua sinistra staffetta.
(Questo cielo senza padroni
È solo una coperta a strisce verdi
Che copre la noia e camuffa l’attesa).
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Come il senso, alla fine, torna al nulla.
Come ogni senso fluisce al proprio nulla.
Raccomandava il buon vecchio di Trieste
Leggi, leggi, leggi e sempre avrai sorprese.
Proprio lì, in quello stesso verso. Un solo verso.
Un rigo musicale, un rigo appena.
È nella testa un cerchio che non chiude.
L’anello mai fermo al dito. Lì dove un mondo
Penetra e si dissolve, ogni volta.
Su quello stesso verso.
*
Tre canzonette per il lupo
Si dice, quando il lupo ti assale,
Che puoi salvarti nell’immobilità
Quasi confondendoti alla terra,
Provando a fingere la morte.
Ma non riesco a imitarla.
Mi metto a ringhiare, faccio il lupo
E a quel punto il lupo si allontana
O gli volto le spalle e vado via.
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Come settembre ai suoi ultimi giorni
Un’euforia bicipite di piogge
E luce decantata, la fine di una festa
Estenuata, quando la compagnia
Già stanca si dissolve e rientra a casa.
Così si scatta un fotogramma sul prima
Scivolato chissà dove, senza più ritorno,
E sul dopo che s’affaccia sull’inverno,
Su questa porta sbattuta dal vento –
L’amore si cancella con l’amore.
*
La sera, davanti al televisore,
Quando i resti della cena hanno preso
La via della cucina, chiuso il carrello,
I piatti nel lavabo, tu torni
Accanto a me, poggi la testa
Sulla mia spalla e sento come pulsa
La vena della tempia e mi proietta
Nel cuore come batte il tuo cuore
E allora addestro il respiro sul tuo.
Così distraggo il tempo che ci assedia
E invento il nostro tempo fino al sonno.
*
Roberto Deidier, Quest’anno il lupo fissa negli occhi l’uomo, con un saggio di Marco Carmello, Molesini Editore, 2025

Roberto Deidier è nato a Roma nel 1965. Vive tra la sua città natale e Palermo, dove insegna Letteratura italiana all’Università. Ha pubblicato le raccolte di poesia Il passo del giorno (Sestante, 1995), Libro naturale (Edizioni dell’Ombra, 1999), poi riunite in Una stagione continua (peQuod, 2002), Il primo orizzonte (San Marco dei Giustiniani, 2002), Solstizio (Mondadori, 2014), All’altro capo (Mondadori, 2021) e Quest’anno il lupo fissa negli occhi l’uomo (Molesini Editore, 2025), nella dozzina finalista al Premio Strega Poesia 2025. Nel 2011 è apparso un quaderno di versioni poetiche, Gabbie per nuvole (Empirìa). Le sue traduzioni da John Keats sono pubblicate in un Meridiano Mondadori; per la stessa collana ha curato Poesie, prose e diari di Sandro Penna. Tra i suoi volumi di saggi si ricordano Le forme del tempo. Miti, fiabe, immagini di Italo Calvino (Sellerio, 2004, nuova edizione 2023) e Il lampo e la notte. Per una poetica del moderno (Sellerio, 2012).
Foto di Carla Morselli
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