Dal mythos al soma: dalla prefazione di Franca Alaimo

L’ordine di successione delle tre sezioni in cui è divisa la silloge Senza asilo di Deborah Prestileo ripercorre attraverso i titoli, tratti dai termini greci mythos, logos, soma trascritti in caratteri latini, la storia del pensiero occidentale: dai miti che i primi uomini inventarono per spiegare i fenomeni che si dispiegavano sotto i loro occhi (dando vita a una sorta di corpus linguistico-iconico comprensibile emotivamente e intuitivamente); dalla parola-canto, come diceva Vico; da quelle lontane storie in cui umano e divino si contrappongono, si misurano, si fondono in una visione sempre sacra, al trionfo del logos. Quest’ultimo spazza via tutto un formulario di riti, di epifanie, di divinità, di semidei, di monstra (nel senso latino di segni e prodigi anche perturbanti) a favore di una spiegazione razionale del mondo, che considera i miti soltanto favole ingenue, coniate da timori e superstizioni. Nasce la filosofia: da philo (amore) e sophía (sapienza); e se i filosofi talvolta ricorrono ai miti, è solo per metterli al servizio di una più immediata comprensione del sapere … la tensione intellettiva e riflessiva della scrittura poetica di Deborah Prestileo mira a stabilire una quanto più ampia connessione con la storia del pensiero e con quella della letteratura, utilizzando entrambe per l’elaborazione di un mito personale, secondo la peculiarità della propria vocazione stilistica. […]

 

CLITENNESTRA

Se solo potessi squartarmi il seno,
trovare nel mio latte un movimento lieve
un gesto povero, un niente più nullo
di me che continuo a cercarti invano,
e a cui pure stringermi, forse potrei
cullarti ancora un altro po’.

 

PASIFAE

«Da che mondo è mondo» –
ma questa è la prima volta,
questo il mio d’esser madre,
e non è modo o moto
che è possibile spiegare.

*

Lento aggrovigliarsi di un gomitolo,
estenuante tessitura di una tela,
quando di tutto sembra
che si sia persa traccia

il suo nido è lì: è d’amore e ti accoglie
come una madre che – d’istinto –
al primo pericolo, o al primo bisogno,
poggia la mano sul ventre.

 

*

Eri il bene in tutte le sue forme
– esserlo, cercarlo, trovarlo, donarlo –
mai, però, negarlo. A dirlo
(com’è cieca la ferita)
la tasca sempre piena della giacca.

 

*

Di tutti i furti che ho commesso,
pensare che ci saresti stato sempre,
non averti sfiorato una volta di più.

Adesso è tutta vita fatta a pezzi,
manca la fine e manca il senso.

 


Deborah Prestileo è nata nel 1999 a Messina e vive a Bologna. Ha conseguito la laurea magistrale in Italianistica all’Università di Bologna, specializzandosi in tradizione e permanenza dei classici e in studi medievali. Nel 2018 vince la sezione Miele del IV seme della “Balena di ghiaccio” e nel 2019 si colloca al secondo posto del premio “Lighea”. Collabora come redattrice per la rivista culturale dell’Alma Mater e porta avanti la rubrica critica Fragmenta del lit-blog “Le Finestre”. Nel 2024 partecipa all’antologia siciliana Nel verso giusto. Voci di resistenza poetica. Questo libro è il suo esordio.


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