*
Starò con te.
In questa povertà
devi cogliere
movimenti sicuri di sagome terrestri
nate e vissute in armonia con la terra:
andremo a snidarle
e riceverai.
Lì dove sei
tutto è comprensibile e ricorrente
e la finzione non ha spazio.
Nessuno può attraversarsi da solo
nel suo ordine decifrabile.
Non devi essere vittima di quest’agonia razionale:
cercherò frasi che ti salvano
dirò che ti amo.
*
Ancora un passo e sai che nemmeno
una tua azione sopravvive
come in questo bar umido
cinquanta lire prestate
un gennaio: ma per essere qualcosa
dovrai fare, anche qui vicino al casello
con la nebbia di Alessandria
ancora, nei momenti in cui avere
o non avere tentato si appaiano.
Restano
le cose che vuoi finire, il sogno puerile
e profondo di prepararti la salvezza:
non vuoi scomparire
nemmeno dopo, nell’ordine di una camera
che hai scelto. Sapersi progetto
interminabile
è avere paura del tempo fermo
in cui entrerai. Rimanere vivente
questo solo conta, anche perdendo posizioni
che non saranno riguadagnate.
E se tocchi un corpo
è per la tua voglia tremenda di esserci:
ascoltare l’esistenza
dal tuo ventre, le generazioni a cui rimanda
in tua madre, nel tempo, e oltre: poi accetterai
la tua falsità, una camicia da abbottonare,
il tuo corpo: accetti qualche gesto
i movimenti del volante: diminuisce
la paura di non esserci.
Ormai il mondo è vicino: nessuno, nemmeno con la sua
vita rimasta nella terra
ti può smentire.
*
In questa calma di piena luce
che si allarga
così compatta che cederle quietamente
è forse necessario,
come indugiare senza significato
a fissare il catrame bollente
o intontirsi di giallo
con l’occhio immobile al sole sulle rotaie.
È ancora possibile
smorzarsi senza strappi
fino al margine della coscienza.
Legare il cervello alle vene dei polsi
e sfaldare il pensiero:
sfaldarlo prima del pomeriggio
ma con la pazienza orizzontale
delle strade sdraiate senza respiro
nella piana di sole
che scende su questa curva di piazza
e investe i tetti delle macchine
trovare il secondo.
*
INTERVALLO E FINE
(“Credi, per qualcuno è proprio così, credi, la vita
come la fiaba di Hansel e Gretel: dopo la grande
paura uscirono dal bosco salvi”)
Peccato
non appartenere più a una passione
lungo questo capolinea
con l’erba già calda e il suo parlare
resta fuori
per una mediazione troppo forte
quando afferrato dalla gioia uno è certo
che la vita non è gioia:
come credere ai corpi
più intensi per un bisogno
di esserci, o accettare la chimica, il cervello stupito
e i mutamenti
mentre quest’assoluta
importanza della vita
fa che niente sia essenziale. Qui
non si diventa. Scegliendo ciò che già era dato
in una vicenda inesemplare
tentate le inserzioni
per avere un accumulo di storie
da versare sulla propria, una ragazza ricca in costume
il suo episodio
trattenuto a forza di elegia. Confondersi, alla fine
con l’azione già compiuta
era infanzia, come una sera sul cuscino
quando i bicchieri d’acqua sembravano incredibili.
*
CONTINUAZIONE
Eppure qualcosa si muoverà
sulla porta, rivendicherà dei gesti.
Se indietreggia, se si riconosce
oggi si condanna, e non è possibile
con le azioni già cominciate
le storie umane
in cui è messo: procurerà
significato. Ecco un sì
e i fuochi spenti
diventano tenebre da amare. Ecco
la cautela, che scaccia
quel bilancio,
si trattiene
alla vita, che ancora, con altre prove,
vuole tentare
qui, dove il sangue resiste alla colpa
di esserci anche più tardi, accettato il giorno
le calze da rivoltare
c’è un grande ordine.
*
Milo De Angelis, Poesie dell’inizio. 1967-1973, prefazione di Luigi Tassoni, post scriptum di Angelo Lumelli, Mondadori, 2025

Milo De Angelis è nato nel 1951 a Milano, dove vive. Ha esordito con Somiglianze (Guanda, 1976), seguito da Millimetri (Einaudi, 1983; Il Saggiatore, 2013). I successivi Terra del viso (1985), Distante un padre (1989), Biografia sommaria (1999), Tema dell’addio (2005, premio Viareggio), Quell’andarsene nel buio dei cortili (2010), Incontri e agguati (2015), Linea intera, linea spezzata (2021) sono editi da Mondadori, come il riassuntivo Tutte le poesie. 1969-2015 (2017) e Poesie dell’inizio. 1967-1973 (2025). È anche autore di un’opera narrativa, La corsa dei mantelli (Guanda, 1979; Marcos y Marcos, 2011) e del saggio Poesia e destino (Cappelli, 1982; Crocetti, 2019). Le sue interviste sono raccolte in La parola data, con DVD di Viviana Nicodemo (Mimesis, 2017). Ha tradotto dal francese e dalle lingue classiche Racine, Baudelaire, Maeterlinck, Blanchot, Drieu La Rochelle, Eschilo, Lucrezio, Virgilio, Claudiano, Antologia Palatina.
Scopri di più da larosainpiu
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

