*
La casa di Serravalle IV
Ci sono dei rosari che spaccano le labbra
e fanno crepe dentro ai muri. Mia madre parla ancora con gli spiriti
ricuce le ciglia dei morti. Non serve consultarsi per capire
tutto quello che lasciamo alla paura.
Io ti brulico nel sangue, ti sbatto nelle ossa
qualcosa si spezza e trapassa le tempie
lo senti ogni tanto e non sai che cos’è.
Poi c’è il sale che non chiude le ferite,
il latte di mia madre diluito con l’ortica.
*
Esercizi di autocontrollo
L’urto dei denti, uno schiaffo non basta
davanti allo specchio. Poi il segno sul braccio,
staccare la crosta sperando che resti.
Cucirsi la bocca stringendo i capelli tra i denti
– anche il tempo è materia che stringe lo scheletro –
e non mangiare nient’altro. È così che passo
da un buco di serratura a un altro.
Per fortuna non restano lividi, ho strati diversi di pelle
e ogni corpo mi cambia la forma, la faccia.
Ogni cosa si trasforma – non posso
diventare qualcos’altro controvoglia.
*
Angela
Nessuno dei vivi l’ha mai conosciuta davvero
il segno che ha lasciato, la Madonna
appesa al palo in autostrada
guarda ancora di sottecchi chi ritorna.
L’urto il metallo che schiaccia
divide le costole, la lamina del cofano
all’altezza del torace. Le portiere come ali
spiegate in tangenziale. Forse come gli angeli
anche lei era senza volto, il sangue e l’olio
sull’asfalto e i capelli sparsi in aria
come pollini che bruciano –
tutti i nodi sono sciolti,
resta libera metà della mansarda.
Fino al giorno prima la vedevi farsi largo
sui balconi sempre pieni delle case di ringhiera,
adesso il parafango
ha diviso le caviglie dalle gambe.
Dicono i vicini che non fosse la più bella
tra le figlie del portiere, ma era quella
intelligente, che sapeva come mettere a tacere
anche la madre che gridava nella tromba delle scale
in dialetto milanese. Persino suo padre
la sopportava, o così si diceva, lui
che non parlava con nessuno e non usciva mai di casa.
Angela contava sulla punta della lingua
ogni singola parola micidiale.
«Forse è questo il silenzio» pensava suo padre,
che adesso la circonda come un vuoto dentro il tuono
del ferro che si schianta sull’asfalto.
Ma al silenzio non ti abitui se lo senti
nelle grida dei bambini appena nati,
resta addosso ai nostri figli per il resto della vita.
*
Nessuno ha più nemici sulla terra
neppure quelli nati prematuri
con le costole sottili come lische
che si impigliano alla pelle cartastraccia.
Sono stata una di loro,
sono stata una famiglia per intero
seppellita sotto piedi piccolissimi.
Lo sanno bene i fossili e gli scheletri
qualcosa anche se scappi sopravvive controvoglia –
chi mi schiaccia, chi devasta
e mi somiglia.
Nessuno ha più nemici sulla terra:
smeraldo tutto d’acqua
dona la vista attraverso la pioggia,
fatti lente in cui guardare la battaglia
da lontano.
Sciogli questo sangue che non scalda
chi lo tiene nelle arterie,
distillami la rabbia da ogni neo
che porto in viso.
Nella conca del diluvio
non resta nessun morto a fare luce nella terra
col bianco delle ossa – lo scheletro solare
ora è polvere salina
per guarire i viaggiatori.
Adesso che non sono più nessuno in questo posto
posso immergermi alla fonte senza essere guarita.
*
Vive ut vitas vivi – non morirò. Vivo ancora
io che sono come te nella leggenda
Vive ut vitas vivi
Viviana che vivi per sempre nei laghi
donami un anello per curare tutti i mali
trasforma tutti gli uomini in foreste
senza pioggia.
Tu sai che non è l’aria a tenere i mondi uniti
ma il fuoco bianco delle stelle
troppo grandi anche per essere pensate.
*
Rebecca Garbin, Male Minore, nota di Isabella Leardini, Vallecchi Firenze, 2024

Rebecca Garbin è nata a Milano nel 2001. Ha pubblicato la raccolta di poesie Male minore (Vallecchi Firenze, 2024). Nel 2023 ha vinto la sezione Inediti Under 25 del Premio Alma Mater Violani Landi, assegnato dall’Università di Bologna. È stata tra i giovani autori selezionati per il progetto promosso dall’Università IULM, La poesia che si fa città. Suoi testi sono apparsi sul numero 24 di Poesia (Crocetti, 2024) e su diverse riviste online. Fa parte della redazione dei siti web “Vallecchi Poesia” e “Inverso – Giornale di poesia” e collabora con il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna.
Scopri di più da larosainpiu
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

