*

I

sto guardando un cassetto.
un raggio di sole filtra dalla persiana semichiusa e attraversa la stanza.
ci sono cose che posso mettere o togliere da dentro al cassetto.
se il cassetto è aperto o chiuso quello che vedo non cambia.
sto guardando un cassetto mentre vedo quello che sto pensando.
sto guardando solo quel cassetto. lo scelgo. lo metto a fuoco.
e tutti gli altri cassetti scompaiono.
un cassetto che resta da solo mi rattrista.
nessuno dovrebbe mai restare da solo. neanche un cassetto.
provo a inserire nel mio pensiero un moto diverso dal mio vedere.
provo a inserire nel mio pensiero un moto diverso dal mio pensare.
resto nel buio. lo assaporo.
ci vuole tempo per passare dal dettaglio alla visione d’insieme.
ci vuole tempo per passare dalla visione d’insieme al dettaglio.
ci vuole tempo. tanto tempo. tanti tempi.

*

sequenze del risveglio

I

la voce è rimasta attaccata alla spalliera del letto
(la mia voce, forse, o forse la voce dell’altro).
il suono che la perpetua è cosa lontana.
il gesto che la completa è vicino ma assente.

la voce al mattino si sente una moglie tradita.
si è accorta della distanza tra la spalliera
e il materasso, tra il capo e il fondo del letto.
(della sua distanza, forse, o forse della distanza tra sè e le cose)

la voce al mattino si guarda e si tocca le orecchie
le trova o troppo piccole o troppo grandi.
allarga la bocca, prova ad emettere un verso,
a collegarsi al senso dell’universo.
si distende, si allunga, si riappropria dell’aria.
come gli alberi protende i suoi rami nel vento.

sa che nulla è per sempre.
sa di essere corpo che genera continuamente.

*

la credenza

I.

nel vuoto della sala da pranzo metto a fuoco la credenza
e vedo un bicchiere di vetro campeggiare illibato.
sicuro, di vetro, di vetro dietro ad un vetro.
rotondo decorato smerigliato smaliziato, non viziato
dal suo contenuto, non ubriaco.
un bicchiere pallido e assorto.
assorto nei suoi pensieri.
un bicchiere assunto a principe del vuoto.
a principio dei miei irrisolti misteri.

we will drop the dirk –
because we love the wound
the dirk commemorate –

lasceremo cadere il pugnale
perché amiamo la ferita
che il pugnale commemorerà

*

una storia che si crede un uccello –
che si guarda volare – di ramo in ramo –
che a volte cinguetta a volte si liscia le piume –
– credibile quel tanto che basta –
per non sembrare se stessa.
una storia che non vuole più oggetti
– né belli né brutti – cui appigliarsi,
che s’impegna con tutto il vocabolario
per non imparare i nomi delle cose,
– che vuole capirsi –
una storia che preferisce restare
attaccata ai silenzi – che non usa i suoi versi –
non li lima non li inventa non li cura
non li estrae dal niente,
– una non creatura –
una storia che si regge da sola
che cammina tra la gente – come un fantasma –
che si pensa indifferente, una storia poco
illustrata perché a illustrarla
– ci pensa la vita –

to wait an hour – is long –
if love be just beyond

*

essere vivi adesso vuol dire
cercare la voce che dica di noi
come i rami del tronco,
le foglie del vento.

essere vivi adesso è armarsi
di fiato per dire di un fremito.
uscire in terrazza
e annaffiare una pianta.

la mente ha corridoi molto più vasti
di uno spazio materiale,
ed è assai più sicuro un incontro
a mezzanotte con un fantasma esterno
piuttosto che incontrare disarmati
il proprio io in un posto desolato

Emily can’t and shouldn’t die
it would be like turning off a star

*

Lella De Marchi, Le stanze di Emily, nota di Ranieri Teti, Anterem Edizioni-Cierre Grafica, 2024

Lella De Marchi è nata a Pesaro nel 1970. È poeta, autrice e performer. Si è laureata in Lettere Moderne a Bologna ed è diplomata al CET di Mogol come autrice di testi per canzoni. Ha pubblicato i libri di poesia: La spugna (Raffaelli, 2010), Stati di amnesia (Lietocolle, 2013), Paesaggio con ossa (Arcipelago itaca, 2017), Ipotesi per una bambina cyborg (Transeuropa, 2020) e Le stanze di Emily (Anterem Edizioni-Cierre Grafica, 2024). Come autrice e performer partecipa a reading e performance poetico-musicali. Attiva tra l’Italia e la Spagna, collabora con musicisti, artisti, autori di teatro.  Scrive i testi ed è la voce del Collettivo Onoranze De Marchi Madau (creato insieme alla musicista, compositrice e performer Adele Madau), che realizza performance, inclusive e interattive, unendo poesia, musica, installazioni artistiche e teatro del gesto. Suoi testi per canzone hanno ottenuto riconoscimenti al Premio Lunezia.


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