*

A volte, rasentando
i pubblici macelli,
se c’è vento capita
di sentire un urlo.

E pellegrini in sala mensa
all’ora del pasto,
sarebbe bello
confessarsi nei megafoni.

Solo ti accorgi di opporre,
lontano così
dalla notte dei tempi,
significati minimi alle cose.

Sbatti contro le parole,
faccia al muro. Lo fissi
come guardando una montagna,
un vuoto d’aria.

*

Superfici

Non c’è sguardo che fissi la mia nuca
ma un’altra nuca ancora,
seduti come siamo
lo sconosciuto e io,
dentro il gazebo che fa vela
a Treviso, in Piazza Pola.

Impareremo a decifrare,
immobili entrambi e premurosi,
l’orografia dei corpi,
le superfici vaste,
le nostre schiene
come tabulae incisae.

Insetti ermafroditi a pelo d’acqua
che si toccano da dietro.

*

Vento cattivo

Al primo sguardo dopo il sonno
e come mosso
da correnti contrarie,
eccoti infine giunto al pianterreno.

Dal taglio dei libri si leva
a coltello contro i muri
quel vento cattivo.
Agita pensieri dov’erano
visioni e stanze illuminate.

E per quanto s’aprano
e sbattano i tuoi gomiti
in una pretesa parodia d’ali,
fuori ci trascina
a presumere il mondo.

*

Finestre

Nei lavori del mattino
sono piene di vento e luce
le case.
I vuoti si colmano.
Ogni gesto è un arabesco.

Altrimenti
in uno sghembo di sole da vetro
che chiuso venga
o aperto,
di schianto s’affaccia,
desolate cavità delle finestre,
l’orrore che vi abita.

(I sogni subito disfatti,
i letti da rifare,
i nostri piedi,
ingombranti e comatosi.)

*

Sedici anni

L’io che ero io a sedici anni
io dico: era, è stato.
E vide, crebbe, disse.
E tutto è dentro me,
ov’è uno spazio grande
adatto per il gioco.
E lui ci gioca a rimpiattino:
fa smorfie, si sottrae.
Minuscolo se ne esce
da uno sbuffo del paltò.

Cigliato protozoo.
Millepiedi incapsulato.

Ben leggibile mi tocca
e durevole nell’ambra
il cartiglio con su scritto
HAI TRADITO.

*

Giovanni Turra, Peepshow, Samuele Editore-Pordenonelegge, 2024

Giovanni Turra è nato a Mestre nel 1973 e vive a Mogliano Veneto. Insegna italiano e latino nei licei ed è cultore della materia presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dal 2017 al 2022, con Igor De Marchi, Maddalena Lotter e Sebastiano Gatto, ha diretto la collana «A27 poesia» di Amos Edizioni. Ha pubblicato i libri di poesia Planimetrie (Book, 1998), Condòmini e figure (in Poesia contemporanea. Nono quaderno italiano, Marcos y Marcos, 2007), Con fatica dire fame (La Vita Felice, 2014) e Peepshow (Samuele Editore-Pordenonelegge, 2024). Come studioso, si è occupato di letteratura di viaggio e letterature straniere nella stampa italiana tra le due guerre, della ricezione del mito classico nella poesia italiana recente, della produzione in versi di Dino Buzzati, dell’opera in dialetto e in lingua di Luciano Cecchinel, delle trame reticenti di Francesco Biamonti.


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