E sono vivo senza rimedio
Sono ancora vivo.
In questo tempo precario nel senso e nel ”verso”, fa ancora più rumore avvertire l’assenza, specie se questa ha modo d’essere come un boato. Resta fisso. L’assenza butta giù, con dolore di noi che restiamo qui privi di un’altra guida, un’arcata importante, un uomo, un poeta del gruppo 63, una fibra reale, alla quale dobbiamo molto, per le sue visioni, aperture, bagliori, per quel modo di dire e racchiudere in immagini la bellezza. Ecco un petalo in più di quella bellezza che mai più tornerà, oggi si invola altrove. Ma la poesia lo insegna che la sua voce ne è capace, di superare la morte, vincendo oltre il tempo. Ogni verso si allarga diventa una finestra, una porta, una strada, nel nostro quotidiano un tassello, una voce, un giornale, il nome di una piazza. Elio è qui con noi, ci sorride ancora, sempre.
*
Che ci portiamo addosso il nostro peso
lo so, che schermaglia d’amore è adattamento,
guizzo, resistenza necessaria perché baci
la nostra storia i nostri uomo-donna
non solo all’ombra dei parchi
l’imparo ora, forse.
Oh, ma scompagina come il vento
freddo di viale Piave i giorni scorsi, e spaura,
quanto di me non solo porto
sulle spalle, ma mi tocca travasare
adattare al tuo fusto flessibile
e scontroso.
Io che speravo
necessario e sufficiente solo il fiore
che affiora, tocco con le carezze oltre che il tuo
fusto flessibile lo specchio la certezza
di come sia insufficiente il mio amore
per la tua capacità di comprenderlo,
per la tua capacità di comprenderlo
come sia immane il mio bisogno d’amore.
*
Hai fatto burrasca
e hai fatto sereno,
fai sereno e burrasca
perché ti amo ti tocca questo
che tu voglia o no,
io approderò nel tuo porto.
(due poesie da ”Inventario Privato”)
Elio Pagliarani