linciampo

Dalla sezione: “Stratagemmi di danza intorno ai fuochi”

1

Tuttavia
rimango qui, qui
ritorno ripiegata come un foglio
su cui non cresce il tuo nome
ma flagra nell’aria in attesa
che qualcuno lo afferri per le ali
e lo inchiodi al muro come
un piccolo insetto crocifisso
dalle tue paure
e nel cuore della lotta
da tasche e tagli rotolano
ancora altri chiodi e altri sbagli
finché rimango qui
in assurda difesa
dietro questi occhiali
che mi fissano dallo specchio
ma non mi vedono.

4

Conoscevo le arti leggevo i segnali
sapevo sapevo di non dovermi fidare
una mano mordeva da sotto il tavolo
a mostrare la resa e carte d’avanzo
una casa deforme la quercia
senza più ossa e nodi su nodi
alle dita e quegli occhi allacciati
allo specchio infestati di sonno
in abito di gala la menzogna.

Dalla sezione: “Lo scatto muto della tagliola”

3

Ti ho visto tornare
ti ho parlato
da quanto tempo non mi venivi a trovare
eri vero, come sempre, eri presente
ero io che non c’ero, ero dall’altro lato
cielo inverso inventato
mi sono sentita svanire svanire svanire
ero io, rediviva, a morirti.

12

All’avvento del novilunio
quando fitto punge un timore
un intrico si tende di occhi
da predatore, fugge l’insetto
alla corolla, un canto si torce
in gracidio stolto di rana.

Infuriano sciami d’uomini
sena più ombra – confluire di rive
ai precipizi – inermi gli dèi
dal sogno caduti a vietare i passi
alla sorte, esigui oltremondi
desistono ai colpi d’ariete del vuoto.

Dalla sezione: “Di varchi e di bufere”

5

Tutto quello che vale
resta dentro e ha mutato
fiumi interni e vie
dell’essere e ricordi.
Forse pure i versi
non hanno altre ambizioni
che innescare intermittenze
d’emersioni se anche tentino
arginare la cordata dei naufragi
confidando che
un mai più valga quanto
un chissà dove ancora quando.

16

Con il lavorio della talpa scavare cunicoli
entrare a muso basso nei nevai non sentire il gelo
degli insulti dei volti deformati alle menzogne irrigiditi
alla diffidenza da leve malvagie d’ambizione
con la pazienza del lemure abitare le grotte
imbottire di muschio le cortecce degli alberi
rannicchiarsi alle radici e bere alle fonti trascurate.


foto-periconeDaniela Pericone è nata nel 1961 a Reggio Calabria, dove vive e lavora. Dopo gli studi classici nella sua città, si laurea in Scienze Politiche all’Università di Messina. Per molti anni impegnata in ambito associativo, ha svolto un’intensa opera di promozione artistica e letteraria.
Scrive poesie, prose brevi, testi di critica letteraria. È autrice di letture sceniche e recital, tra cui Orfeo ed Euridice Lo sguardo sull’ombra e Caravaggio. È componente e voce recitante nel Gruppo Artistico Labyrintho. Da alcuni anni collabora con l’Università eCampus di Roma alla realizzazione del ciclo di eventi Il Posto della Poesia, nel cui ambito interviene anche con propri testi e reading a tema.
È inserita in antologie poetiche, riviste culturali (Poesia, La Nuova Tribuna Letteraria, Nuovo Contrappunto, I fiori del male, Link, Helios), siti e blog letterari (Radio Rai1, Rainews24 Poesia di Luigia Sorrentino, Atelier poesia, La Recherche, La Rivista Intelligente, Cartiglio d’ombra, Caponnetto-Poesiaperta, Words Social Forum, Versante Ripido, La presenza di Èrato, Zona di disagio). È redattore di Carteggi Letterari – critica e dintorni.
Ha ricevuto premi e riconoscimenti per la poesia edita e inedita, tra cui Città di Corciano, D. Napoleone Vitale, S. Domenichino-Città di Massa, L. Montano, A. Contini Bonacossi, Sulle orme di Ada Negri, Il Litorale, Antica Badia di S. Savino, F. Graziano, Tra Secchia e Panaro.
Ha pubblicato i libri di poesia: Passo di giaguaro, Edizioni Il Gabbiano, 2000 (con una nota di Adele Cambria); Aria di ventura, Book Editore, 2005 (prefazione di Giusi Verbaro); Il caso e la ragione, Book Editore, 2010; L’inciampo, L’arcolaio, 2015 (prefazione di Gianluca D’Andrea e nota di copertina di Elio Grasso).