locandina gondola dei folli

Fiaba? E se proprio Fiaba non è del tutto, come acutamente Giannino Balbis fa notare nella sua dotta prefazione, allora Fiaba e Poesia, come nuova formula di coesione magmatica dell’immaginifico, della quale chiederemo a Guglielmo Peralta un neologismo appropriato.
E poeticamente fiabesco, nella magica atmosfera di luci e ombre di una Venezia notturna, è l’intento che Franca Alaimo ha tratto dal turbinìo della sua spiritualità viva e animata, come un bosco di folletti, da una immaginazione caleidoscopica in cui sogno e realtà si contendono un confine sempre più avventuroso, dal quale si esce e si rientra come per tracimazione, in uno scambio itinerante e fecondo tra effimero e substantia, di cui si nutrono e ci nutrono l’Arte e il Sogno.
E della stessa materia dei sogni sono qui plasmati spazio e tempo che si fanno fluido inconsistente su cui scivola una gondola che imbarca fantasmi guidati da fantasmi, tutti nati dall’ossessione creativa dei loro autori, nel tentativo di cogliere i rapporti tra autore e personaggi, quando si fa in questi ultimi ribellione il tentativo di riscatto di una propria identità, tema antico e irrisolto, tanto caro a Pirandello.
Ma è comunque la passione per l’Arte, come in Franziska, quando penetra con la sua possente Bellezza, fin dall’infanzia nell’animo, già nato indole trasognante, a renderlo spazio ricettivo e vibratile appena appena al soffio prodigioso che trasporta come un effluvio ubriacante, come una fragranza, la visione dell’Opera d’Arte.
E’ l’incontro di anime nella fibrillazione di un riconoscimento che tocca la creatività e con essa la sensazione di essere immortali, prescelti per nuove verità che riguardano i supremi destini dell’uomo, di parlare con Dio.
Sensibilità e fantasia sono allora poi richiesti al lettore, come alimento dell’Opera d’Arte e dei suoi protagonisti per vivere quel destino di eternità che loro appartiene.
Se è vero che nell’Opera artistica nulla è definitivo e confinato, Franca Alaimo bene tutto ciò raffigura in questa opera, dove mistero, magia, esoterismo, suspense si avvicendano e si intrecciano in un modo in cui reale e immaginario hanno i loro rappresentanti pronti a contendersi quel mondo dove si fanno naturale contrasto le concezioni dell’Arte e dei suoi personaggi come in Franziska e nella complessa figura della Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer; come nell’affermazione solenne di Don Chisciotte “fatto della sostanza delle parole”: “ io sono vivo nel mondo senza essere di questo mondo”; come nella figura di Pessoa con i suoi eteronimi, che svela la suggestione operata in Franziska dalla lettura di “Hombres”, romanzo di Guglielmo Peralta, poeta, scrittore, saggista e filosofo palermitano, inventore di quella Soaltà e autore di quella versione teatrale – H-OMBRE-S – cui tanto attinge quello scenario di sogno e realtà che bene si presta a istruire nell’essenza l’atmosfera trasognante di “la Gondola dei folli” e a determinare la pacificazione, se mai guerra c’è stata, tra poeti e filosofi.
Non certo romanzo autobiografico, “La gondola dei folli”, ma perché no Franziska eteronimo di Franca Alaimo?

Tino Traina

“La gondola dei folli” di Franca Alaimo – Spazio Cultura Edizioni