
Marina Cvetaeva: “Non so di e da quale mondo si scrive” ma è il mondo in cui ho scelto di abitare o meglio, in cui è accaduto che mi trovassi ad abitare. Un non-luogo fuori dal tempo ma che al tempo deve necessariamente rapportarsi. Un ritorno all’origine alla sua autenticità.
Un tentativo disperato di cavare dal nero la luce, indagando la verità profonda dell’anima in relazione al mondo. Ne deriva, tendenzialmente, una lettura metafisica della realtà con l’auspicio di conquistare quella terra di mezzo tra mondo e oltremondo nella inesausta oscillazione tra tempo ed eternità, tra divenire ed essere. L’humus fertile che genera la parola poetica è l’attimo che fora il tempo e che vuole essere trattenuto. Spesso sta già dentro di noi ma è l’esperienza che continuamente ci trasforma, a svelarlo, a dargli luce. Altre volte è lì fuori, nelle epifanie della natura, nella sua bellezza che stupisce, nelle sue ferite, negli scenari che diventano nei versi, paesaggi dell’anima. Ma serve coraggio per accettare la sfida di arrivare alla verità di noi stessi. Questo coraggio chiedo alla poesia e la sacralità che sa restituire alle cose.
Nei sogni abbracciamo gli angeli
Siamo strade e ore scardinate adesso
che verità è questo varco irrefrenabile
d’estasi e paura, è questo esistere
_______________nei rari attimi di luce
dove il già visto è niente
e santo il volto del mistero.
Verità è l’assoluto stordimento,
il nome mirabile quando trema e tutto
in nome suo ritorna nelle cose
e si fa fuoco se non ti accosti al mio fianco
parte di me viva e non svelata,
______________si fa parola se non ti sveli.
E andiamo, come l’ingovernabile
andare del fiume dove dice il vento.
La chiamano circolazione doppia
_____________e completa quella degli umani
ma noi nei sogni abbracciamo gli angeli
ripetendo, ripetendo increduli: sì, tu mi vieni nel sangue,
questa stanza, la primavera, si riempie di te
ma solo se ci siamo lontani,
solo se sapremo esserci lontani.
Il corsivo è un rimando a Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke
*
Come un bambino io porto la mia croce
Appoggia il palmo, senti
come s’infuocano le parole sulla fronte
alla pronuncia del nome, come si anima
la stanza e fuori, maggio è una rincorsa
______________verticale di promesse
la fioritura che viene nella cova.
Vuoi forse dirmi che temi la parola,
l’eco risonante del suo segno?
Pensa alla verità del gesto
______________nell’ordine confuso
______________(è la radice
______________che ignara spinge linfa nuda al sole,
______________la clorofilla poi la nutre
______________la ripaga)
Forse t’impaurisce il furore dell’anima
la sua indomita fermezza
o tutto il vivo portato insieme nell’altezza?
Per me conta ̶ l’aver visto ̶
____________il vibrare sublime d’oltremondo.
Io porto la mia croce come un bimbo.
*
Snaibet (Nevica)
Era d’ovatta stanotte il cielo,
l’alone della luna lo diceva
lo sapevano cimali e rami
appesantiti lungo i greppi.
Da lì a poco dai granai celesti
sarebbe scesa come garza bianca
sul Natale del duemilaventi
____________(sulla solitudine dei corpi).
Brüskalan snea, aapar
harnost, sbaibala snea
kukkasnea, bachtalasnea
_________e dei pascoli kuasnea,
così nominavano i Padri
la neve, quando la neve c’era
e di strada in strada velava tetti,
cancelli, cortili di contrada
senza confini tra casa e casa
__________________sfarinava
_______________________e sfarinava ogni cosa agli occhi.
Agli occhi tutto compariva.
*Nota linguistica: Snaibet, dal verbo in lingua cimbra “snaiban” significa nevica. Nella seconda strofa, in lingua cimbra, i nomi della neve nelle diverse stagioni: Traduzione: Il cadere del pulviscolo nevoso, snevato, crosta, neve della rondine, neve d’aprile, neve della quaglia, neve dei pascoli.
*Il Natale del duemilaventi è il Natale della pandemia.
A ORIENTE DI QUALSIASI ORIGINE di Annalisa Rodeghiero
Annalisa Rodeghiero è nata ad Asiago e vive a Padova. Ha pubblicato: Percorrimi tutta (2013), Di spalle al tempo (2015), Versodove (2017), Incipit (2019), A oriente di qualsiasi origine (2021) tutti premiati in concorsi letterari nazionali. È collaboratrice del periodico online Alla volta di Leucade. Suoi testi poetici e note critiche sono presenti in riviste, lit-blog e in numerose antologie tra cui: Il padre di Nazario Pardini (2016), Il segreto delle fragole 2018 Agenda Poetica (LietoColle), Lunario in versi (11 poeti italiani) iPoet 2018 di LietoColle, Antologia proustiana 2018: Cherchez la femme – di Aa Vv La Recherche.it, La madre Secondo Quaderno di poesia del Gruppo poeti UCAI (2019), Antologia proustiana Una notte magica di La Recherche (2019), Fra gli ultimi del mondo – Vol. 3 Dedicato alle ultime del mondo, Giovane Holden, 2020, Il dono del Logos Terzo Quaderno di poesia del Gruppo poeti UCAI, 2021 e in moltissime antologie legate a premi letterari. Sue poesie e note critiche di testi sono contenute nel IV volume Lettura di testi di autori contemporanei curato da Nazario Pardini (2019). Alcune sue poesie sono state tradotte in lingua spagnola da Antonio Nazzaro per il Centro Cultural Tina Modotti. Con l’Associazione culturale “Arte Insieme Altopiano di Asiago 7 Comuni”, promuove la diffusione della cultura nel territorio.