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Fare arte (qualunque arte) mi significa questo: generare una sostanza mutuata dalla verità, che da questa prenda materia, e dal talento (anche inteso nelle accezioni etimologiche e letterarie) tragga la forma.

 

 

 

Telecamere

Mi aggrappo a questi passi lenti,
ai miei panorami segreti,
e alle miodesopsie.
Mi aggrappo al silenzio
della notte se non la sopporto.
Vinco l’aria fredda del mattino,
in un angolo di sole
mi spugno le ossa del suo calore.

E guardo il mondo come fossi telecamere.

*

Giornale radio del 22 aprile 2018

Afghanistan,
un uomo è esploso fuori da una scuola,
seggio elettorale:
altri trenta morti a Kabul.
Io mi spruzzo il deodorante
prima di portare il cane a pisciare,
stamattina, e poi
non se ne parla più.
Ancora attesa per Juve-Napoli.
Ancora l’alta pressione bacerà l’Italia.
Dai, ragazzi, non mollate.

*

Spore

Costretto a un gioco di spore –
il moto elastico tra nascere e non morire –
l’occhio sfida, e perde, inerte
un dilemma d’intestini e solo guarda
la discordia che ristagna le giornate,
non ne resta che acquitrino –
da raccontarti niente:
è la stessa marcia di sciopero
del mio corpo a calpestarlo.
Non sono affatto teso,
è che mi sembra di svanire.


Gabriele De Simone è nato a Napoli il 27 gennaio 1996. Laureando in Lettere Moderne presso l’Università degli Sudi di Napoli “Federico II”, tra il 2018 e il 2020 è tra i redattori prima de Il Simposio della Poesia, poi de L’ElzeviroRivista Letteraria. Nel 2019 è premiato miglior giovane nell’ambito del Concorso Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia”. I suoi versi appaiono inoltre su blog e riviste come Inverso – Giornale di Poesia, Atelier, Transiti Poetici, Poesia Ultracontemporanea, e tradotti in spagnolo per Centro Cultural Tina Modotti.