*

Blessed

In quest’aria grassa, di fine
                                                  Agosto,
le nubi lente ed il vento
calmo nel piccolo frutteto
– come ogni cosa fosse al proprio
posto – si riflettono sulle mie ansie,
sugli incidenti della vita,
e ne mutano il segno.
Come in uno stato
di grazia, se ascolto
il monologo fra supereroi
che è il gioco di mio figlio, o, leggera,
la canzone dallo stereo,
(le prime ombre sul verde
delle foglie) desidero solo
che si espanda la stessa cura
domani e nei giorni che saranno,
nella mia insufficienza – o restare
sempre la sera fra le piante.
E cosa sia la benedizione densa
– in questo nostro cercare, fra conti e bilanci,
sollievo e consolazione – di questa
sera, altro non so se non un paesaggio
come questo che vedo,
e un vento tenue respiro
verso la morte.

La differenza

Una canzone bellissima, ascoltata in auto
alla fine del giorno. Ci sono
le mie sere uguali in città
nei rientri, l’asfalto bagnato
e triste col sacchetto della spesa,
il cibo della famiglia,
quando poi il tempo che mi aspetta
è scandito dai racconti dei figli,
dalle notizie del mondo, la partita,
l’intervallo dei pensieri.

                             Fermarsi
davanti al cancello di casa, un secondo
nel freddo vero,
soli da millenni, conoscendo attese,
e percepire la silenziosa
soglia del tempo e la minima differenza
fra le mie mani e la loro assenza.

*

Le foglie

Cresce fra le strade di Firenze il mio profilo,
che ogni mattina immagino fermarsi in un bar
dove fanno il caffè nel modo che ami. Nelle svolte
di una bici il mio tempo assume forme
che mi sfuggono, una vita
nella quale le cose si ripetono e si fanno felici
di se stesse – come se uno sguardo fosse tutto
quando si posa e ti lasci guardare.
                                                      Le foglie
richiedono la loro dose di cura al vento
e al cielo, e le nuvole
sono innocenti quando corrono
veloci nelle mattine
viste dal lungomare. Anche domani
avrò una linea da percorrere, un viale
con incroci, come la prima volta, e incontri

e la percezione di acque che mutano se la sera
porterai il mio nome fra le cose che curi.

*

Il senso

Il senso era qui, luminoso
e perduto, nell’attenzione improvvisa
dei tuoi occhi mentre mi parlavi
di lui, del tuo sognare la sua morte
mentre accadeva. Eri qui. Lo sguardo
su te ora è sul vuoto e quella sedia
è come morte, altra morte ancora.
Siamo questa speranza
trafitta dalla cenere dopo la luce
di un gesto, come se avesse questa tua pazienza
ogni storia, o differenza, che sapevi
e raccontavi: così ascoltare era come
assaporare il tessuto che mi lega
al dolore di un padre e di un figlio.

Il resto, le guerre, è lontano da qui
e viviamo in un mondo ovvio,
che non si cura di noi, e lo chiamiamo
casa. Ma anche stasera dopo il pasto dopo
il cartone animato, i popcorn caramellati,
soffrire fonda la serietà della vita. Sono
gli infiniti che si raccolgono
nel sonno dei miei figli, sonde e respiri.

E non so quale notte poi,
dolce e infinita forse, è la forma
del racconto che da oggi ti comprende.
Se quel vento è intimità che salva.

*

V

La vita che aspira ad affermare
l’intensità, anche a metà dell’inverno,
di una morte accettata spontaneamente,
come se la spontaneità fosse imparare
ad essere magnanimi, fare una ghirlanda di sé,
dei propri frammenti
recuperati dopo l’esplosione,
è la conclusione del disegno: poi lo sciogliersi
graduale e non scandalizzato dei nodi,
la separazione radicale, come accade
dentro uno sguardo dolce
e positivo, da ogni genere di violenza.

Adesso tutto, ogni paradosso e incertezza,
                                                                        deborda
è sentito come un taglio. Abitiamo
senza casa.

*

Gabriel Del Sarto, Tenere insieme, Pordenonelegge-Samuele Editore, 2021 

Gabriel Del Sarto è nato a Ronchi (Massa) nel 1972. Insegna lingua e letteratura italiana in un istituto tecnico. Ha esordito nel Sesto quaderno italiano di poesia contemporanea curato da Franco Buffoni (Marcos y Marcos, 1998) ed è presente in diverse antologie, fra cui I poeti di vent’anni (a cura di Mario Santagostini, La Stampa2009, 2000) e Nuovissima poesia italiana (Mondadori, 2004). Ha pubblicato le raccolte poetiche I viali (Atelier, 2003), Sul vuoto (Transeuropa, 2011), Il grande innocente (Nino Aragno Editore, 2017), Tenere insieme (Pordenonelegge-Samuele Editore, 2021) e Sonetti bianchi (L’arcolaio, 2022). Ha pubblicato il saggio monografico sulla poesia di Turoldo Raccontare la verità (Lamantica, 2019). È autore di saggi sui processi narrativi nelle pratiche di formazione, fra cui Raccontare storie (con F. Batini, Carocci, 2007), Narrazione e invenzione  (con S. Giusti e F. Batini, Erickson, 2007) e In un inizio di mattina. Saggio sull’utilità delle storie nell’educazione (Transeuropa,  2012).


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