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«Qualsiasi cosa accada nella notte / resisti».
Questo è ciò che umilmente suggerisce Antonio Merola nella preziosa raccolta ‘allora ho acceso la luce’. Il titolo, in minuscolo, fa sottintendere che qualcosa c’è stato prima — che la parola prende voce solo in un secondo momento. La poetica, così autentica e sottile, ha un ritmo calzante e vivace. L’amore, che rende viva tutta l’opera, si fa sentire, pagina dopo pagina, in un guizzo che va tra la malinconia e la delusione.
«Avevamo bisogno di una famiglia immaginaria / per cercare la tregua / o sostenere la pazzia come una morula comune». Desiderio di mettere su radici, di normalizzare una storia apparentemente nociva; la forza di attraversare la via che conduce alla consapevolezza.
Quelli di Merola sono versi assai maturi. C’è ampio respiro in ogni strofa, in ogni pausa.
L’autore ci accompagna per mano tra i suoi stati emotivi, e lo fa con la dignità che appartiene ad un poeta:

Eravamo figli di una dimenticanza comune
interiore
ma sapevamo l’esistenza da qualche parte
o come essere davvero solo nel mucchio:
ci avevano lasciato allora ai margini della vita.

Anime dimenticate nell’ombra, squarci di cielo sopra le loro teste; la solitudine di chi appartiene al
mondo dei sensibili. Merola è un autore riflessivo, si interroga continuamente e con sguardo attento e incisivo, incastra ogni parola al suo posto. Un libro che è un viaggio tra la bassa e l’alta marea.
Capace di dare luce alla ferita, fino a renderla polvere di stelle.

Mi sembra che io abitassi qui una volta:
tra i platani che morivano per il freddo,
ma rimanevano in piedi. Qualcuno ci chiamava
il quartiere dei ricchi: oggi è il ripudio di una biografia
che accerchia l’immagine
dei mari. Sui fondali
si toccano le radici delle onde
anomale. Ma le balene stonano le anomalie,
dormono in verticale: allora non saremo più
sopravvissuti che si vergognano di sentire il dovere
come una siccità: sapremo come smarginare il lago.

*

Che cosa faremo quando finiranno i soldi
se da qualche parte ci aspetta un ponte
o forse una madre a indovinare la forza
per cercare ancora una parte nel branco: ma fare la spesa
ogni giorno era la prima soluzione contro l’assurdo
come accettare di avere scoperto il mostro
sotto il letto a sorridere nero come una parte della famiglia.
Ci eravamo lasciati alle spalle una mancanza
tra le stanze vuote: ricordo ancora la povertà della casa
quando non avevamo ancora la corrente, ogni bolletta
costava una madre o una schiena e minorava l’esistenza
come matricolare la vita giorno per giorno
o subire la tragica necessità del cibo:
avevamo così poca fame
che cercavamo da mangiare nella spazzatura.

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